Wall Street asseconda la scadenza ciclica che suggeriva un minimo provvisorio per la seduta del 20 maggio. Ma in ottica strategica occorre fare i conti con un avvio senza precedenti per S&P500 e Nasdaq Composite. Sullo sfondo, una Fed risoluta nel combattere l'inflazione.
Le minute del FOMC di inizio mese non rivelano particolari eclatanti: si conferma la volontà di portare il tasso di intervento a ridosso del 2.0% alla fine di luglio. La possibilità di una pausa a settembre non è esclusa, ma il corridoio teorico è molto stretto. Nello specifico, anche se il tasso mensile di inflazione si attestasse allo 0.3% dal corrente +0.6%, il CPI americano in ogni caso non scenderebbe sotto il 7% prima del FOMC autunnale. A meno di un crash di mercato, Powell innalzerà ancora il Fed Funds, verso un livello tale da comprimere finalmente l’inflazione: oltre il 3.0%, si ritiene, nel 2023.
Che questo possa comportare un impatto più sulla crescita economica che sulla dinamica dei prezzi al consumo, resta ovviamente da vedersi.
Questa rigidità ovviamente contribuisce a delineare un contesto esogeno a dir poco impegnativo per i mercati finanziari. Il reddito fisso ad onor del vero sta recuperando, con i Treasury americani che perlomeno vantano ora un saldo positivo per il mese corrente. Quantomeno un deficit del basket 60/40 individua nell’Equity il responsabile unico.
Sono passate 100 sedute dall’inizio dell’anno ed è tempo di bilanci. Per lo S&P500 si tratta del secondo peggiore inizio d’anno, dopo il 1970, da quando la borsa americana è passata alla settimana da cinque sedute sul finire del 1952. Per il Nasdaq Composite è addirittura la peggiore partenza di sempre. Nel rapporto di oggi ci siamo soffermati sulle performance fino alla fine dell'anno che originano da queste debacle iniziali.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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