L'intesa sul tetto al debito federale rilancia le borse americane. Lo S&P500 ha metabolizzato egregiamente il conseguimento di un aggiustamento superiore al 5% dai massimi. Ma le implicazioni più rilevanti sono quelle che, dopo una simile siccità ribassista, si manifestano nel medio periodo.
Torna il buonumore fra gli investitori. Lo S&P500 archivia la pratica del ripiegamento dai massimi di entità superiore al 5%, mancante da più di un anno (con le implicazioni prospettiche già discusse per la conclusione di questa “siccità ribassista”...); e si riaffaccia sopra i 4400 punti. Il Dow Jones in due sedute cresce da massimo a minimo di oltre mille punti. Va bene che a questi livelli assoluti si tratterebbe di ordinaria amministrazione; ma si tratta pur sempre del range massimo-minimo in 48 ore più consistente dell’anno, dopo l’episodio del 5-8 marzo scorso: e anche allora si veniva da una fase laterale con conseguente minimo.
La pantomima collegata al prossimo conseguimento del limite al debito federale negli Stati Uniti, è stata superata con un accordo che rimanda al prossimo dicembre le decisioni in merito. Qualcosa fa pensare che di default tecnico si tornerà a parlare più avanti. Per il momento i politici americani hanno manifestato un minimo senso di responsabilità.
Le attenzioni adesso si rivolgono verso il rapporto sull’occupazione nel mese di settembre. Le aspettative sono orientate verso una produzione di nuove buste paga nell’ordine delle 500 mila unità; ma c’è una notevole dispersione nel sondaggio fra gli economisti condotto da Bloomberg: da 0 a 750 mila nuovi posti di lavoro. Sarebbe deludente un dato inferiore alle 383 mila unità – una deviazione standard sotto la media – ma, a detta degli esperti, soltanto un miss statisticamente rilevante (2 deviazioni standard: non più di 266 mila nuovi posti di lavoro) sarebbe tale da indurre Powell a più miti argomentazioni.
D’altro canto, il governatore della Fed non intende ripetere l’errore di fine 2018, e ha sottolineato a chiare lettere come la politica monetaria non sia affidata questa volta a pilota automatico: si può sempre cambiare idea...
Piazza Affari nel frattempo continua a galleggiare: nessun progresso è stato registrato negli ultimi quattro mesi. Ciò non ha impedito di arrotondare la performance di lungo periodo fino ad ora messa a segno: con il mese di settembre archiviato, il saldo medio annualizzato negli ultimi dieci anni, al lordo dei dividendi intascati, sfiora adesso il 10%.
Un risultato a cui di recente ha senza dubbio contribuito l’attenuazione del rischio-Paese: lo spread Italia-Germania è stabile a poco più di 100 punti base, mentre i Credit Default Swap a 5 anni oscillano attorno ai 75pb: ai minimi degli ultimi dodici anni. Notevole la correlazione inversa esistente fra l’andamento dell’indice FTSE MIB e l’indice dell’incertezza politica (ePUI) calcolato per l’Italia . Gli investitori sperano che il clima costruttivo che si respira negli ultimi mesi, prosegua senza soluzione di continuità.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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