Si procede con fari ben accesi, ma a velocità moderata

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 27/05/2020 14:42

Il recupero messo a segno da Wall Street ha del prodigioso ma, a ben vedere, fino ad ora altro non è stato che un sacrosanto riallineamento allo script suggerito dal modello stagionale basato sul “barometro JFM”.

Sui mercati azionari si procede a fari ben accesi, ma a bassa velocità: c’è una persistente coltre di nebbia che impedisce la visibilità oltre le distanze molto ravvicinate. Assumere atteggiamenti aggressivi, come sempre proficuamente abbiamo fatto negli anni passati, comporta rischi gratuiti che non vorremmo correre per rispetto delle plusvalenze ammassate.

Al tempo stesso, si prende atto e si capitalizzano i segnali che man mano si concretizzano sui singoli fronti. Ci siamo soffermati una decina di giorni fa su questo poderoso setup bullish su Piazza Affari: un pattern che si manifesta storicamente a coppie, e che quest’anno ha fatto capolino in prossimità del minimo di marzo, e per l’appunto lo scorso 19 maggio: insensato ignorarne le prescrizioni, specie ora che la lateralità che ha contraddistinto gli ultimi due mesi, risulta messa da parte dallo spunto degli ultimi giorni degli indici italiani.

Con vistoso ritardo, in Europa adesso la maggior parte delle società quotate partecipa al rialzo, come emerge dalla statistica riportata nel Rapporto Giornaliero. Merito in buona misura della seduta brillante dei bancari, di cui parliamo in altra sede. Finanziari comunque protagonisti anche negli Stati Uniti: JP Morgan e Goldman Sachs (più Boeing), con i loro exploit, spiegano l’eccezionale saldo positivo del Dow Jones, che ha eclissato S&P e soprattutto Nasdaq.

Purtroppo simili dimostrazioni di vitalità nel breve periodo lasciano spazio a prese di beneficio: dal 2008 un rialzo superiore all’8% da parte dell’indice dei bancari è stato registrato altre 25 volte, e in soli 7 casi lo S&P ha guadagnato il giorno successivo, mentre nei restanti 18 ha perso terreno. Una conclusione a cui si perviene altresì considerando la sovraperformance nella circostanza fatta registrare dallo S&P500 equiponderato.
Il recupero messo a segno da Wall Street ha del prodigioso ma, a ben vedere, fino ad ora altro non è stato che un sacrosanto riallineamento allo script suggerito dal modello stagionale basato sul “barometro JFM”. In simili circostanze l’andamento dell’annata risulta segnato, sebbene il profilo tipico risulti più lineare e soprattutto meno volatile di questo eccezionale 2020.

Vedremo se lo S&P500 ora si adeguerà alle prescrizioni stagionali, puntando nuovamente verso il basso. Non ci scommetteremmo, però. Dopo le prime 100 sedute l’indice evidenzia una perdita del 7%. Si tratta della quindicesima peggiore partenza per lo S&P500, e del 22esimo anno in cui a questo punto il saldo risulta inferiore al -5% (tipicamente dopo 100 sedute Wall Street sale del 3% circa).
Curioso rilevare come nelle circostanze citate l’indice americano abbia conseguito nel resto dell’anno una performance media del +1.01%, salendo in soli 11 casi su 21. Magari negativo, no; ma neanche è detto che i prossimi mesi siano spudoratamente positivi.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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