Da oltre un anno lo S&P500 non fa registrare una seduta da -2.0%. Al contrario, in dodici mesi si è apprezzato ora di oltre il 30%, surclassando il bistrattato reddito fisso. Sempre più scarne le probabilità di una recessione nel corso dell'intero 2024.
Il rilascio dei recenti dati macro, per molti sorprendenti, ha indotto la Fed di Atlanta a rivedere ovviamente verso l’alto la stima di crescita del PIL USA nel primo trimestre: al +2.8%, mezzo punto in più della proiezione precedente. Naufragano le residue speranze di non pochi investitori di scorgere una qualche recessione nel corso di quest’anno: una aspettativa scolpita nella roccia ad inizio anno, al punto da indurre scellerate scelte di investimento.
Se il GDPNow dovesse essere confermato in sede di prima lettura alla fine del mese, quello corrente sarebbe il settimo trimestre consecutivo dalla crescita non inferiore al potenziale, stimato per gli Stati Uniti fra il 2.0 ed il 2.5%. In questo contesto, chi ha bisogno di un minore costo del denaro?
Ieri si sono alternati davanti ai microfoni gli esponenti di due distretti regionali della Fed, gettando ancora una volta acqua sul fuoco delle attese. Certo Mester e Daly pesano meno di Bostic e Waller, ma tendenzialmente la comunicazione della banca centrale americana sta preparando il terreno all’eventualità che quest’anno non ci sia alcun taglio del Fed Funds rate.
E dire che meno di tre mesi fa il mercato prezzava ben sette limature del policy rate nel 2024. Una stima improbabile, e ora pesantemente rivista, dal momento che i tagli quantificati dal mercato a termine ammontano in 62 punti base: due interventi e mezzo, con la prospettiva di un’inaugurazione del ciclo distensivo a giugno prezzata a non più del 50%.
Una prospettiva che in altri momenti sarebbe stata classificata dal mercato come raccapricciante e motivo di vendite in preda al panico. Al contrario gli investitori sono ben disposti a barattare una maggiore crescita – macro, e micro – con un minore costo del denaro. Dopotutto, nella seconda metà degli anni Novanta il Fed Funds rate è stato pari in media al 5.38%, proprio come oggi; e questo non ha precluso uno spettacolare bull market.
Gli autoesclusi dal bull market sperano nel miracolo. La seduta di martedì 2 aprile aveva riacceso le speranze di interruzione di un digiuno che persiste da più di un anno: è dal 21 febbraio 2023 che lo S&P500 non cede più del 2% al termine di una seduta. Il Rapporto Giornaliero di oggi da un lato conferma la possibilità che nei prossimi giorni l’aggiustamento continui; dall’altro definisce bene l’entità del possibile consolidamento, e la tendenza attesa per i prossimi mesi.
Con un guadagno annuale ora superiore al 30% in termini total return, il mercato azionario americano ha detronizzato il reddito fisso. Lo fa da 40 mesi senza soluzione di continuità. Una prova di forza indiscutibile, più che una manifestazione di fragilità, considerando i 27 precedenti di rialzo superiore al 30% in dodici mesi. Il conteggio dei nuovi massimi storici, arrivato la settimana scorsa a 22 dall’inizio dell’anno, è destinato ad essere migliorato nel corso del 2024.
Gaetano Evangelista
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