Settembre "mensis horribilis" per gli investitori

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 05/10/2022 09:46

Il bear market impone ai malcapitati investitori un duro prezzo da pagare nel mese appena terminato. Provvidenziali le raccomandazioni di vendita di Equity&Bond di inizio anno, formulate dal modello di asset allocation. Le previsioni per gli ultimi tre mesi di questo sciagurato 2022.

 

Si chiude un mese che gli investitori esposti sui mercati finanziari non avrebbero mai voluto sperimentare. Per lo S&P500 è il terzo peggior settembre dal 1950, con un saldo prossimo al -10%. Dall’inizio dell’anno il drawdown del mercato azionario americano sfiora adesso i -13 trilioni di dollari, a cui vanno aggiunti i -3 trilioni persi dal reddito fisso “di qualità” (Treasury, Corporate Bond Investment grade e Agency MBS). Su scala globale il bear market ha bruciato più di trenta trilioni di dollari, soltanto a livello di Equity. E le banche centrali hanno appena iniziato lo smantellamento del QE.

 

È evidente che la scelta di disimpegnarsi da tempi non sospetti dal mercato azionario e dai titoli di Stato si è rivelata decisamente premiante. Adesso l’unico problema è stabilire cosa fare di tutta questa liquidità a disposizione. Dal Dopoguerra in avanti il periodo compreso fra l’ultimo trimestre del secondo anno del ciclo presidenziale USA, ed il primo quarto dell’anno successivo (in altre parole: da ottobre 2022 a marzo 2023) è stato sempre benigno con gli investitori. Ma l’analisi di breve periodo suggerisce cautela fino al conseguimento delle note scadenze cicliche.

 

I listini azionari appaiono vulnerabili, i supporti che contano scricchiolano e non si registra alcuna volontà di compensare la lettera dominante. Lo S&P500 ha terminato in calo superiore al punto percentuale al termine del 26.5% di tutte le sedute di quest’anno. Una analoga sequenza è stata registrata prima d’ora soltanto altre tre volte dal Dopoguerra ad oggi, e la volatilità non è mai immediatamente rientrata. Il pessimismo è ben misurabile sulla base dei sondaggi affidati alle società specializzate, e diffusi sono gli episodi di formale capitolazione (adesso anche su base settimanale a Piazza Affari).

 

Ma se questa è condizione necessaria affinché una liquidazione raggiunga il suo culmine, non sempre è sufficiente a favorire le ripartenze di mercato. Il modello di asset allocation tuttora dissuade dall’assunzione di rischio. Una ulteriore limatura di prezzo forse aiuterebbe a rompere gli indugi.

Dopo una strenua resistenza, l’indice delle borse europee ha ceduto alle vendite, abbattendo la parete inferiore del canale ascendente che ne ha contenuto l’evoluzione negli ultimi tre lustri. L’unico precedente analogo, risalente al 2020, e maturato in circostanze eccezionali, venne prontamente riassorbito. Nella misura in cui non si dovesse concretizzare alcun colpo di reni, saremmo indotti a concludere che il bull market secolare qui iniziato nel 2009, sia venuto definitivamente meno.
 

A cura di Gaetano Evangelista

www.ageitalia.net

 

 

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