Selling May and go away

Gaetano Evangelista - 09/06/2017 16:31

Dobbiamo rivedere antichi paradigmi. L'antico adagio «Sell in May and go away» sarà oggi riformulato in «Selling May and go away», con il primo ministro britannico uscito con le ossa rotte da un'elezione che doveva consegnarle un "mandato forte", e invece è stata "fortemente mandata". Un parlamento diviso fa da sfondo ad una Brexit quantomai incerta nell'evoluzione e adesso persino nella realizzazione. Ne esce vincente l'Europa, che celebra nel migliore dei modi la revisione verso l'alto delle stime di crescita economica nel primo trimestre: persino l'Italia, con il suo PIL annualizzato, fa meglio di Stati Uniti e Regno Unito che avrebbe dovuto dominare economicamente il mondo.

A proposito di mondo, presto dovremo ritornare sulle strabilianti performance del MSCI World, reduce dalla formazione di nuovi massimi storici. Non che la circostanza ci sorprenda: grosso modo un anno fa, di questi tempi, si commentava sul Rapporto Giornaliero la concreta possibilità che la fase di incertezza, che nei tre anni precedenti era arrivata a disegnare un evidente testa e spalle ribassista; stesse invece per lasciare spazio ad una negazione di quella negatività e ad un potenziale decollo delle quotazioni. Così è stato.

Ora è interessante notare il confronto fra l'indice borsistico globale più seguito, e l'andamento dell'economia reale; segnatamente, il confronto fra le quotazioni del palladio e quelle dell'oro: due metalli espressione rispettivamente della vitalità della congiuntura economica (globale) e dell'instinto conservativo degli investitori. Nel 2015 questo rapporto smise di assecondare l'arrampicata dei listini mondiali e anzi puntò ad un certo punto verso il basso, anticipando lo storno che si sarebbe concretizzato nella seconda metà dell'anno. Il ripetersi di quella esperienza aumenterebbe in modo consistente le probabilità di un consolidamento di mercato.

Gaetano Evangelista
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