Ancora una volta gli investitori scommettono su un atteggiamento più morbido da parte delle autorità monetarie, confidando in un ripiegamento dell'inflazione. Le borse rimbalzano, in ossequio alle attese di minimo fra il 10 ed il 13 ottobre, capitanate da una leadership insolita.
Santa Pause is coming to town. È l’aspettativa di toni più morbidi da parte delle banche centrali mondiali, ad ispirare ancora una volta gli investitori. Le borse mettono a segno un confortante rimbalzo, ancora con le piazze del Vecchio Continente a tirare la volata.
Piazza Affari chiude l’ottava con un segno positivo per la quinta volta di fila; per la terza volta, in misura superiore al 3.0%. Una sequenza non priva di effetti, come suggerisce la storia e documentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi. Sul piano macro il fattore che ha ispirato venerdì gli acquisti deve essere stato il (timido) aumento del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, a fronte di buste paga ancora una volta superiori alle aspettative degli economisti.
Ma probabilmente la prospettiva è falsata. Nella prima stagione della fase pandemica l’attenzione era giustamente rivolta al mercato del lavoro. Ora che tutti i posti di lavoro precedentemente persi, sono stati recuperati; il focus si sposta sull’inflazione, che giovedì fornirà un atteso responso circa la dinamica dei prezzi al consumo nel mese di ottobre. Sullo sfondo le elezioni di medio termine, che dovrebbero ridisegnare la mappa politica negli USA.
Nel frattempo la stagione degli utili del terzo trimestre volge al termine. Con l’85% delle compagnie americane che hanno riportato i risultati di bilancio, il beat rate si è assestato ad un deludente 70%, e con EPS cresciuti soltanto di misura rispetto alle previsioni della vigilia.
Male le compagnie leader nei primi mesi successivi al lockdown. Le Top6 di cui tanto si è parlato (FAAMG+Tesla) hanno visto la capitalizzazione ridursi di 5 trilioni di dollari dai rispettivi picchi di mercato: poco più della metà rispetto a quando sacrificato dall’intero listino azionario americano nel bear market in corso. Da’ l’idea della natura selettiva del ribasso, ma anche del bisogno di recuperare questo gruppo, se si nutrissero aspettative bullish sul mercato.
Storicamente il primo lunedì di novembre è sovente risultato benigno per le borse americane. Ma, al di là della fiammata di venerdì, c’è legittimo disappunto per l’andamento negativo di una finestra temporale altrimenti confortante per gli investitori. Anche in questo caso l'esame statistico ci consegna delle deduzioni su cui sarà opportuno ragionare in termini di tendenza attesa da qui alla fine dell'anno. Il sentiment va migliorando, ma una potenziale trappola è in agguato: quando negli ultimi dodici mesi il confronto fra rialzisti e ribassisti si è normalizzato, Wall Street ha conseguito i picchi dei rimbalzi del 2022.
A cura di Gaetano Evangelista
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