Reggerà il nuovo massimo storico delle borse mondiali?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 14/04/2015 17:40

Continua a perpetrarsi la dicotomia fra Piazza Affari e Wall Street: mentre la borsa italiana, noncurante della lunga sequenza favorevole - anzi, probabilmente incoraggiata dalla medesima - raggiunge un nuovo massimo, migliorando ulteriormente la striscia positiva; Wall Street un po' riluttante si piega all'analisi ciclica, avviando un consolidamento che non dovrebbe sorprendere, in capo a quella che allo stato attuale risulta la peggiore piazza dell'anno, fra le prime 25 al mondo per capitalizzazione.

Le leadership vanno e vengono, e questa dicotomia trova eco in una (temporanea?) divergenza fra l'andamento dei listini occidentali, più riflessivo di recente, e l'andamento delle borse emergenti, incoraggiate dal rimbalzo delle materie prime e dal boom del listino cinese. Di questo fenomeno ci siamo già occupati in merito alle prospettive di rilancio delle commodity e (oggi) alla possibilità che gli EM accantonino più di quattro anni di sottoperformance.
È istruttivo però rilevare come l'indice di tutte le borse mondiali, incluse quelle emergenti (MSCI All Country World Index) abbia risentito di queste correnti incrociate, risultando incapace di migliorare il massimo di metà 2014, sollecitato ma non superato altre tre volte, da allora: l'ultima verso la fine di marzo.

Questo, fino alla passata settimana, quando l'ACWI ha avuto finalmente ragione di questa linea difensiva degli Orsi, come si può apprezzare dal grafico. La rottura storica, che ha condotto l'indice mondiale a nuovi massimi assoluti, è però troppo fragile e fresca per poter essere considerata definitiva. Si capisce bene però che la capacità di consolidare questo breakout scriverebbe un nuovo capitolo del bull market che su questo fronte dal minimo del 2009 ha prodotto una performance del 154%, dividendi esclusi.


Gaetano Evangelista
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