Se il denaro disponibile per tutti a condizioni favorevoli, è fattore determinante per l’emergere delle manie speculative; ne consegue che soltanto un aumento dei tassi può far scattare quei meccanismi che spingono gli investitori a liquidazioni forzate.
In una seduta transitoria, il Dow Jones consegue un nuovo massimo storico, grazie alle rassicurazioni giunte dalla Federal Reserve circa il mantenimento dell’attuale politica monetaria ultra-accomodante per gli anni a venire. Si discute animatamente se la borsa americana sia sopravvalutata ed in quale misura; e se casomai non sia in bolla.
Ciò su cui bisognerebbe concordare è invece un altro aspetto: tutte le bolle speculativa della storia, sono esplose non prima di un sensibile e duraturo aumento dei tassi di interesse. Il che appare logicamente coerente: se il denaro disponibile per tutti a condizioni favorevoli, è fattore determinante per l’emergere delle manie speculative; ne consegue che soltanto un denaro a caro prezzo può far scattare quei meccanismi che spingono gli investitori a liquidazioni forzate. Sotto questa prospettiva, Powell conforta: l’inflazione dovrà salire molto, e per molto tempo, prima che la Fed porti via il carrello con gli alcoolici.
Vedremo se alle parole seguiranno i fatti. Nel frattempo l’ispessimento a cadenza pressoché giornaliera delle aspettative inflazionistiche – su cui stiamo lavorando molto in queste settimane sul Rapporto Giornaliero – erode i rendimenti reali, sempre più in territorio negativo; a tutto vantaggio delle attività di rischio. Ieri ci siamo soffermati sugli obiettivi di prezzo su cui puntiamo per lo S&P500 nelle tempistiche ideali già delineate nell'Outlook di inizio anno.
In prospettiva strategica, però, restiamo del parere che altri listini azionari mondiali possano fare meglio: è sensato spalmare tuttora l’esposizione suggerita dal modello di asset allocation - da novembre al 75% del portafoglio - in parti uguali fra Stati Uniti, Europa, borse emergenti e Giappone. Un tema di investimento che evidentemente poggia sulla convinzione che l’espansione economica globale sia destinata a farci compagnia, anch’essa, fino alla prossima primavera.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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