Alcuni investitori continuano a chiedersi come mai non si sia ancora manifestata una recessione e connesso bear market. L'analisi tecnica ancora una volta ha permesso un ingresso tempestivo, filtrando il notevole rumore esogeno.
I mercati azionari si concedono una prevedibile pausa di consolidamento. A Wall Street ripiegano S&P500 e Nasdaq100, dopo rispettivamente cinque e otto settimane positive consecutive, coronamento di un ritrovato mercato Toro. La correzione era attesa, alla luce della stagionalità e soprattutto della scadenza ciclica del 16 giugno, che ha intercettato in modo esemplare il top.
Una considerevole fetta di investitori prova ora legittima frustrazione per non aver partecipato ad un consistente rialzo. Certo, il boom dell’intelligenza artificiale è una confortante giustificazione per chi giustamente rifugge dalle bolle. Ma non si spiega perché nel G25 le prime cinque posizioni per saldo da inizio anno siano occupate da listini asiatici (Giappone, Taiwan, Corea del Sud) o europei (Italia e Germania) dove la deprecata tecnologia quasi non vanta presenza alcuna. La borsa americana sarà pur drogata, ma il MSCI World ex USA stacca pur sempre un dignitoso +7.4% da inizio anno.
Gli strali allora si rivolgono verso la presunta recessione, che ad inizio anno era data come virtualmente certa, in virtù di un’inversione della curva dei rendimenti fra pochi giorni invertita per un anno intero. Ma la spesa per consumi tiene per i noti fattori, e dal Dopoguerra in poi praticamente tutte le recessioni si sono manifestate in concomitanza con una contrazione della Personal Consumption Expenditure.
Il tentativo di autoassoluzione allora si sposta su fattori tecnici. La volatilità: troppo compressa, con un VIX sceso di recente sotto i 15 punti. Per non parlare dell’ipercomprato, il quale uscendo da una congestione lascia il tempo che trova; anzi, conferma la vitalità del mercato.
E che dire del “Sell in May...”? ad una settimana dalla fine di giugno, il saldo messo a segno in un bimestre altrimenti teoricamente gramo, ammonta a Wall Street a +4.3%. Eppure non era così difficile prevedere il rialzo.
A gennaio, quando ormai il quadro dei setup stagionali invernali si era definito, abbiamo proposto agli abbonati al Rapporto Giornaliero una proiezione audace e clamorosa: lo S&P500 al giro di boa avrebbe conseguito una performance compresa fra il +9.5 ed il +12%. Come evidenzia il rapporto di oggi, pur fra fisiologici alti e bassi Wall Street ha fatto persino meglio. Bilancio lusinghiero, soprattutto tenuto conto che, per la prima volta dal 1999, nel complesso i blasonati strategist di Wall Street nel frattempo espimevano una previsione negativa per il 2023.
A cura di Gaetano Evangelista
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