In termini risk-adjusted, rapportando cioè il saldo conseguito alla volatilità necessaria a produrlo, lo S&P ha conseguito lo Sharpe ratio più elevato degli ultimi 34 anni. In dieci anni il Dow Jones ha guadagnato quasi il 200%, senza considerare i dividendi. Tanto, ma non troppo.
Piazza Affari inanella la quinta “candela bianca” consecutiva, capitalizzando al meglio il setup di inversione segnalato per lunedì 20. Il FTSE MIB affronta ora l’ultima resistenza a 27450 punti, prima di un nuovo massimo.
Va persino meglio a Wall Street, con lo S&P che spicca il volo, dopo essersi lasciato alle spalle una congestione in essere da quasi due mesi. Il breakout dei massimi ancora una volta ha consentito ai trader un agevole ingresso: un copione andato in scena diverse volte quest’anno. L’aspetto bizzarro, è che a fronte di una annata strepitosa per gli investitori, la valutazione fondamentale del mercato si è raffreddata: per quello che conta in termini di capacità predittiva, il Price/Earnings è passato dalle 40 volte di un anno fa, ad un multiplo di 23 volte, calcolato con gli utili previsti nei quattro trimestri che termineranno a marzo. Nonostante una settantina di massimi storici, il mercato propone uno sconto di quasi il 50%, collocandosi ai livelli fondamentali di due anni fa.
Non meno apprezzabile la delicatezza con cui le plusvalenze sono fioccate quest’anno. In termini risk-adjusted, rapportando cioè il saldo conseguito alla volatilità necessaria a produrlo, lo S&P ha conseguito lo Sharpe ratio più elevato degli ultimi 34 anni. Ironia della sorte, questo nel momento in cui il mercato obbligazionario a sua volta ha conseguito la performance peggiore su base annuale, del secolo corrente.
Penalizzati dunque gli investitori che hanno cercato il conforto del reddito fisso, premiati coloro che hanno puntato nel senso della continuazione del bull market ripartito 21 mesi fa.
Affronteremo come sempre nel prossimo Outlook le prospettive delle borse per i prossimi dodici mesi. Un buon punto di partenza frattanto sarebbe lo studio proposto a cadenza periodica sul Rapporto Giornaliero: la performance decennale del Dow Jones si muove da più di un secolo all’interno di un elegante canale lievemente inclinato verso l’alto; di cui alternativamente sono state sollecitate le due pareti. Quella inferiore, fatalmente in occasione del minimo del 2009.
Con lo spunto di quest’anno, Wall Street supera la fascia mediana e si porta nella metà campo superiore, marcando un guadagno di quasi il 200%. Un ottimo risultato ma, storicamente, siamo oggettivamente ben lontani da una condizione di eccesso rialzista di lungo periodo. Ciò naturalmente non esclude occasionali correzioni o anche bear market ciclici, beninteso; ma da qui a parlare di bolla speculativa, di nuovo 2000 (o 1929), evidentemente ce ne corre non poco.
Articolo a cura di Gaetano Eangelista
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