Piazza Affari zavorrata da CDS e put/call ratio

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 24/02/2017 17:55

Piazza Affari continua a subire una pressione ribassista discreta, apparentemente non insidiosa; ben supportata però da alcuni elementi esogeni. In primis il deterioramento del rischio di credito misurato dal livello dei Credit Default Swap (CDS) a 5 anni: una fiammata che contrasta con l'andamento tutto sommato non negativo dell'indice MIB nell'ultimo anno, e che dal 2007 in poi è stata registrata in questi termini soltanto altre quattro volte.
In secondo luogo, continua a registrarsi una netta prevalenza di interesse per le opzioni put sull'indice: anche ieri scambiate in ragione di quasi due, ogni Mibo call. Si direbbe che il pubblico degli investitori istituzionali avverta sempre di più l'esigenza di coprire i portafogli dal rischio di rovesci inattesi.

Formalmente la borsa italiana rimane ingabbiata fra le due soglie chiave a 19600-19800 punti, verso l'alto; e poco sotto i 18500 punti, verso il basso. È chiaro che una tendenza definitiva scaturirà soltanto alla fuoriuscita da questo trading range; ma, con il passare delle ore, diventa sempre più problematico confidare nella formazione di un nuovo massimo relativo, come contemplerebbe l'interpretazione della tendenza in termini di onde di Elliott.
Evidentemente, le crescenti delusioni a livello macro stanno gravando sulle performance di borsa. Il fenomeno è generalizzato a livello continentale: il grafico nel rapporto di oggi mostra un confronto fra il CESI Euro e il tasso di variazione a tre mesi dell'Eurostoxx.

La correlazione non potrebbe essere più stringente, e il mean reverting inesorabile rende sempre più difficile il sostanziale miglioramento delle sorti delle borse continentali. Sullo sfondo permangono i fattori strategici dettagliati nel recente 2017 Yearly Outlook, dove abbiamo proposto le previsioni per i principali mercati azionari per i prossimi dodici mesi.


Gaetano Evangelista
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