Piazza Affari deve piegarsi all'involuzione macro

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 22/06/2018 09:02

Tiene sempre banco l'andamento delle borse americane, e in particolare delle grandissime corporazioni americane. Mentre General Electric da' mestamente l'addio al paniere del Dow Jones, dopo 111 anni di onorato servizio (adesso il titolo di società più anziana passa a Procter&Gamble, nel paniere del Dow Industrial ininterrottamente dal 1932); a poca distanza da Eleven Wall Street, a Times Square, il Nasdaq fa sempre faville. Così, mentre il Dow Jones perde terreno per la settima seduta di fila, il Composite raggiunge un nuovo massimo storico. Questa volta non abbiamo precedenti su cui lavorare: una sequenza negativa così prolungata per il decano degli indici americani, a fronte di un nuovo massimo anche soltanto mensile da parte del Nasdaq, è evento mai registrato perlomeno dal 1971 ad oggi. Non è retorico rilevare che stiamo scrivendo la storia.

Un investitore che desideri portare a casa della performance, non ha altra scelta che comprare le società arcinote del FAAMNG, con il loro carico di eccessi e di vulnerabilità. Lo S&P494, vale a dire l'indice che le esclude, non vanta apprezzamenti dall'inizio dell'anno. D'accordo, si tratta di distinzioni arbitrarie: dopotutto se avessimo escluso la tecnologia dallo S&P500 di inizio secolo, la borsa americana il suo massimo assoluto l'avrebbe raggiunto a maggio 2001, e non a marzo 2000. Ma da' la misura dell'estrema polarizzazione raggiunta da quelle parti.

Dalle nostre parti, invece, quantomeno disponiamo di autentiche certezze: la performance di Piazza Affari dipende dalla congiuntura economica italiana. In particolare, il tasso di variazione a quattro mesi è altamente correlato all'indice delle sorprese macro. Ciò peraltro è risultato vero fino a sei mesi fa: quando il CESI ha continuato il suo percorso discendente, che ora l'ha condotto ai minimi da inizio 2016; mentre la performance del listino tutto sommato ha retto, malgrado in termini assoluti l'indice sia di recente scivolato ai minimi degli ultimi undici mesi.

Sicché sulla carta si impone un riallineamento: o le delusioni provocate dal rilascio dei dati economici lascerà posto ad una netta quanto inattesa sterzata sul fronte congiunturale (improbabile); oppure Piazza Affari deve perdere ancora sensibilmente terreno, dai livelli correnti, per adeguarsi ad una involuzione economica, non ancora prezzata dagli investitori.


Gaetano Evangelista
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