Per Piazza Affari un mese di giugno storico

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 28/06/2019 12:09

Le borse dell’Eurozona faticano a tenere il passo dei listini americani. Questione di composizione settoriale, e dunque di dinamica dei profitti aziendali. Sta di fatto che il rapporto fra gli indici Eurostoxx50 e S&P500 è riluttante a svoltare verso l’alto.

Si chiude per Piazza Affari un mese trionfale; di più: storico. Lo stacco dei dividendi che solitamente si registra in questo mese altera le statistiche; ma se per comodità impiegassimo il future sul FTSE MIB, che ingloba il flusso cedolare, ci accorgeremmo che il mese di giugno è risultato negativo in ben 11 degli ultimi 12 anni; e che l’unico anno dal saldo positivo è stato il mitico 2012, quando l’allora neogovernatore Draghi si apprestava a sparare il colpo di bazooka che avrebbe rintuzzato definitivamente gli attacchi speculativi nei confronti delle economie periferiche dell’Eurozona.

Il contesto certo è assolutamente mutato. Gli squilibri di finanza pubblica sono stati quasi ovunque corretti, e le economie una volta note come “PIIGS” nel complesso vantano ora un surplus di bilancia corrente; il che rende meno cogente la necessità di attirare frettolosamente capitali internazionali per compensare saldi negativi non più esistenti. Le banche non se la passano benissimo, ma nel frattempo hanno tendenzialmente accantonato profitti, e vantano una struttura patrimoniale meno fragile. I famigerati “NPL”, i prestiti dalla problematica esigibilità, sono stati più che dimezzati: al 6% degli impieghi complessivi in Italia e Spagna.

Ciò non toglie che le borse dell’Eurozona fatichino a tenere il passo dei listini americani. Questione di composizione settoriale, e dunque di dinamica dei profitti aziendali. Sarebbe anche una questione di differenti performance macroeconomiche ma, fino ad ora, il dato è rimasto disatteso: il confronto fra i CESI (Citi Economic Surprise Index) di Eurozona e Stati Uniti punta verso l’alto da cinque mesi. Ciononostante, il rapporto fra gli indici Eurostoxx50 e S&P500 è riluttante a svoltare verso l’alto: tanto in valuta locale, quanto in valuta corrente.

Evidentemente il mercato attende un catalizzatore in grado di sprigionare questo potenziale di sovraperformance, finora inespresso. Come esaminiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi, i tempi sarebbero ora maturi: il CESI degli Stati Uniti non solo è in abbondante territorio negativo, riflettendo un flusso di dati macro deludenti rispetto alle attese; ma risulta di gran lunga peggiore rispetto alla media dei CESI di tutte le altre singole economie mondiali. Quando una simile discrepanza si manifesta, i rapporti di forza non tardano a reagire.


Gaetano Evangelista
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