Lo script previsionale è stato ben rispettato

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 06/11/2020 11:58

Se fino a pochi giorni fa la narrativa della tinta blue che avrebbe contraddistinto le istituzioni americane veniva venduta come gradita a Wall Street; adesso il mercato dimostra di apprezzare il probabile gridlock. Il mercato da', il mercato toglie.

I mercati azionari stanno facendo la storia, come sempre. Piazza Affari sale in misura superiore all’1.9% per la quarta seduta consecutiva. Dal 1998 ad oggi è successo soltanto una volta: dopo il minimo di settembre 2001. Come se occorresse rimarcare l’eccezionalità della progressione delle ultime sedute: nei giorni passati abbiamo già esaminato gli effetti dirompenti di quanto occorso fra il minimo della passata settimana e le prime due sedute della corrente ottava.
Ma l’attenzione di tutti è rivolta verso gli Stati Uniti. La paventata Ondata Blue non si è materializzata. Si profila, salvo rovesciamenti nelle aule del tribunale, una vittoria risicata che amputa la potenza di fuoco della prossima amministrazione. Uno stallo istituzionale (gridlock) che risulta a Wall Street gradito ben più di un colore unitario. Questo indurrà la Fed a moltiplicare gli sforzi, vista la minore prospettiva di un massiccio stimolo fiscale finanziato in disavanzo.

A Wall Street lo scenario piace. Dall’Election Day la capitalizzazione di mercato è cresciuta di 850 miliardi di dollari. Il Dow Jones è cresciuto di almeno l’un percento per quattro sedute di fila: non accadeva da ottobre del 1982, subito dopo un minimo dal quale sarebbe partito un bull market quasi ventennale. Perdipiù i precedenti dal 1950 si contano sulle dita di una mano e tutti (giugno 1970, ottobre 1974, aprile 1975) registrati subito dopo minimi di una certa rilevanza.
Il mercato concede, il mercato toglie. La retorica della Blue Wave è stata spazzata via overnight, a favore di una nuova narrativa. Il disorientamento degli osservatori è legittimo ma fuori luogo: è sempre e soltanto una questione di equilibrio fra domanda ed offerta. L’unico strumento previsionale efficace, insomma, rimane l’analisi tecnica. Il resto serve per compilare i giornali.

Quest’anno abbiamo conseguito due segnali qualitativi bullish dall’ampiezza di mercato (ADT11): a giugno e ad ottobre. Se nell’immediato la reazione del mercato è all’insegna del consolidamento, in prospettiva questo setup favorisce sempre prolungati allunghi. Le proiezioni proposte a suo tempo sono ancora fedelmente rispettate dallo S&P500. Soprattutto, questi setup segnalano l’estensione del rialzo a tutte le pieghe del listino.
Lo si scorge ora chiaramente da un indice poco popolare, ma molto efficace nel misurare lo stato di salute del listino: il Value Line Arithmetic Index si colloca a poca distanza dai massimi storici, con una sequenza di minimi crescenti che lascia ben immaginare un breakout che metterebbe da parte lo stallo e le incertezze degli ultimi 26 mesi.
Magari l’appuntamento con la rottura non è imminente. Mentre i più si soffermavano su improbabili confronti con il 2016, o con il 2000; restiamo del parere che quest’anno sia la replica fedele del 1980 (distorta in negativo dal CoViD che ha abbassato il baricentro del mercato). Ciò contemplava un minimo alla fine di ottobre, seguito da un rally furioso nella prima metà di questo mese. Lo script finora è stato ben rispettato.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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