La Fed sceglierà il fast o lo slow tightening?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 28/01/2022 09:41

Il segnale d'acquisto scattato martedì sera in chiusura, alla base del prodigioso colpo di reni delle ultime ore di Piazza Affari. Nel frattempo la banca centrale americana conferma il ripudio dell'agenda di Jackson Hole, accogliendo le esortazioni della politica.

Il Landry TRIN Reversal scattato sulla borsa italiana martedì sera, è alla base del poderoso recupero di ieri degli indici di Piazza Affari. Un rally che da un lato ovviamente non modifica in alcun modo la struttura tecnica di breve periodo; dall’altro però aggiunge un tassello ad un complesso mosaico.
Nel giro di quattro sedute, infatti, il FTSE MIB ha conseguito una perdita superiore all’1.75%, poi superiore al 3.5% (il doppio); infine, un guadagno maggiore del +1.75%. Sono rare le combinazioni simili, e tutte posizionate in ben precisi contesti. Ci ritorneremo nel Rapporto Giornaliero di domani.
Oggi l’attenzione si sofferma sull’atteso FOMC di ieri, con il governatore della banca centrale americana che ha confermato appieno le aspettative degli investitori: pressoché garantiti i quattro aumenti del Fed Funds rate nel corso di quest’anno, con la non remota prospettiva addirittura di un quinto aumento del costo ufficiale del denaro prima del 2023. Nulla è escluso, in nome del contenimento di un’inflazione che pur non molti mesi fa era giudicata auspicabile e perseguita, e che con la fiammata recente dei prezzi al consumo è stata alfine conquistata.

A ben vedere, partendo dal 2012 e contemplando un aumento annuale del 2.0%, il CPI soltanto da tre mesi si è riallineato al percorso ottimale fissato, e invocato a Jackson Hole ad agosto 2020. Una reazione così irrazionale se non isterica da parte della Fed appare inspiegabile, e contribuisce senza dubbio ad aumentare il premio per il maggiore rischio ora giustamente richiesto per comprare azioni. Di riflesso è sensata la minore esposizione in azioni raccomandata dal nostro modello di asset allocation a partire dalla fine di novembre.

Come abbiamo segnalato nel 2022 Yearly Outlook (pagina 48, in particolare), sebbene la reazione del mercato azionario americano al primo aumento del Fed Funds rate è mediamente benigna a dodici mesi di distanza; sussiste una bella differenza fra i cicli restrittivi “fast” e quelli “slow”; vale a dire, fra una sequenza continua di aumenti ad ogni riunione ufficiale del FOMC, ed un ciclo che contempli almeno una pausa fra una riunione e l’altra. Rimandiamo all'Outlook annuale per la disamina delle relative performance e del percorso di mercato più probabile nei due scenari.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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