La Fed è scesa in un campo che non le è congeniale

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 01/08/2019 11:33

Piazza Affari è probabilmente destinata a sottoperformare nuovamente la borsa USA, in misura a cui da tempo non eravamo più abituati. Il mese si chiude con una configurazione non del tutto confortante (shooting star) sul grafico mensile.

L’attenzione di tutti gli investitori è concentrata da tempo sulla seduta di oggi. A mezzogiorno in Italia sarà reso noto il dato di crescita dell’economia nel secondo trimestre (ci aspettiamo un PIL in contrazione dello 0.43% annualizzato); mentre stasera la Federal Reserve comunicherà la decisione circa il livello dei tassi ufficiali negli Stati Uniti. Se la probabilità di un taglio da 25 punti base è calata all’80%, questo è soltanto perché nel frattempo è salita al 20% la probabilità di un taglio da 50 punti base.

Come spiegato ieri, nelle condizioni correnti neanche un taglio da mezzo punto percentuale potrebbe risultare sufficiente a ripristinare ordinarie condizioni di mercato. La Fed è scesa in un campo che non le è congeniale: quello del confronto/scontro politico; si è legata le mani da sola e rischia di contribuire al deterioramento del quadro macroeconomico complessivo.

Per fortuna a livello micro la earnings season sta producendo risultati superiori alle attese. Giunti come siamo a metà stagione, il tasso di crescita degli EPS è tornato positivo (+0.17% rispetto al Q1), mentre si deteriorano ulteriormente le attese per il Q3 (-1.33%) e per l’anno intero: quando i profitti delle compagnie dello S&P500 sono attesi in crescita di appena il 3.2%. In simili condizioni, è evidente che lo sforzo poggia tutto sulla capacità del mercato di conseguire multipli crescenti. Sempre che non intervengano fattori esogeni ostili; e una Fed recalcitrante è uno fra questi.

Ad ogni modo, storicamente un taglio dei tassi ufficiali che si registri dopo almeno due anni – a 3.878 giorni, il corrente ciclo restrittivo temporalmente risulta il secondo più prolungato dal Dopoguerra – ha comportato uno S&P mediamente in declino, il giorno dopo e la settimana successiva. A distanza di un mese la performance media si attesta ad un gramo +0.19%: a conferma della previsione di una stagnazione nelle settimane estive.
Ieri Piazza Affari ha subito una pesante battuta d’arresto. Il mese si chiude a dir poco mestamente: gli amanti delle candele giapponesi scorgeranno sul grafico una configurazione non del tutto confortante (shooting star). Ci siamo già soffermati sulle condizioni che renderebbero giustificabile e raccomandabile una posizione short sul mercato azionario domestico.

L’aspetto spiacevole è che il tonfo di ieri sembra sancire il definitivo avvio di una nuova gamba di ribasso della borsa italiana, in rapporto a quella USA. Il rapporto in valuta comune fra MIB e S&P è caduto per buona parte del 2018. Da novembre in poi c’è stata una lateralizzazione, culminata con la recente sollecitazione dello spartiacque dinamico di lungo periodo. Il test è risultato fatale a Piazza Affari: probabilmente destinata a sottoperformare nuovamente la borsa USA, e in misura a cui da tempo non eravamo più abituati.


Gaetano Evangelista
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