La crisi nera del mercato obbligazionario

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 29/03/2022 13:46

La Fed ha garantito un aumento dei tassi ufficiali in ciascuna delle prossime riunioni attese fino a fine anno. Ne esce confermata la prospettiva di un fast tightening cycle che costituisce lo scenario peggiore, per i listini azionari; come dettagliato nell’Outlook di inizio anno.

La sollecitazione dei primi supporti-obiettivo del declino partito nelle prime ore dell’anno, ha favorito una reazione generalizzata, che però nelle ultime sedute sembra aver perso consistenza. Al termine della passata settimana soltanto 14 borse sulle prime 25 al mondo per capitalizzazione, conseguono un saldo positivo; erano state ben 23 l’ottava precedente.

L’attenzione è rivolta adesso a questi ultimi giorni del mese, non soltanto per la necessaria verifica sullo stato di salute dei listini, quanto per la tenuta necessaria degli argini di lungo periodo: lo S&P500, per dirne una, sollecita il supporto mensile per il terzo mese di fila.

C’è chi se la passa peggio. Inizia finalmente a fare notizia la debacle subìta dal mercato obbligazionario dall’inizio dell’anno. L’indice Bloomberg del reddito fisso non speculativo USA, denuncia la perdita peggiore dall’inizio dell'anno perlomeno dal 1989. Ne fanno le spese le tradizionali gestioni bilanciate, con il classico portafoglio “60/40”, che ha fatto la fortuna di una intera generazione di asset allocator, e che denuncia un passivo da inizio anno del 5.6%: la seconda peggiore debacle dal fallimento di Lehman dopo il crash di inizio 2020, una delle peggiori performance della storia.

In una certa misura, buona parte di questi grami risultati è riconducibile alla ferrea determinazione delle autorità monetarie di correre finalmente ai ripari: la Fed ha garantito un aumento dei tassi ufficiali in ciascuna delle prossime riunioni attese fino alla fine dell’anno. Ne esce confermata la prospettiva di un fast tightening cycle che costituisce lo scenario peggiore, per i listini azionari; come dettagliato nell’Outlook di inizio anno (pagina 48, per gli abbonati).

Ne risente riteniamo anche la tipica stagionalità, con il semestre benigno novembre-aprile che quest’anno fa registrare un saldo clamorosamente negativo: come nel 2008, nel 2001 e nel 1974, fra gli altri anni. A titolo di cronaca, dal 1950 soltanto altre nove volte ad un saldo positivo fra maggio ed ottobre è immediatamente seguito un saldo negativo nel successivo semestre novembre-aprile, in un ribaltamento evidente di uno schema stagionale collaudato. Ritorneremo su questo setup di calendario, qualora dovesse risultare eccezionalmente confermato fra alcune settimane.

Nel frattempo, come evidenzia il Rapporto Giornaliero di oggi, lo S&P500 continua a ricalcare in modo impressionante la previsione emersa dal setup su cui ci siamo soffermati all’inizio dell’anno. Disponiamo ancora di una mappa previsionale rivelatasi fino ad ora altamente affidabile.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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