Il responso cruciale dei sussidi di disoccupazione

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 26/03/2020 12:25

Il rapporto fra Equity e Bond pare aver definitivamente abbattuto la linea di sostegno che ha così elegantemente definito la tendenza dell’ultimo decennio. Al pari di quanto occorso, su scala minore, nel 2003-2007 e sul finire degli anni Novanta.

Superando le divisioni, il Senato americano ieri ha approvato un maxi-pacchetto fiscale da oltre 2 trilioni di dollari, che ancora una volta echeggia l’esperienza di ottobre 2008. Una sorta di Chapter 11 che, analogamente a quanto drammaticamente compiuto in alcuni ospedali, punta a definire un cordone sanitario attorno a chi ha buone possibilità di evitare il peggio dal punto di vista economico.
Questo pomeriggio è atteso il dato sulle richieste settimanali di sussidi iniziali di disoccupazione, e le prime indicazioni sono francamente orrende: soltanto nel Michigan questa ottava sono stati compilati moduli da parte di 108 mila disoccupati: 20 volte (sic!) la misura normale; le aspettative per oggi raggiungono i 3 milioni di unità: ben quattro volte rispetto al precedente record storico, fissato nel 1982. Nel vicino Canada i sussidi di disoccupazione richiesti hanno superato le 900 mila unità, mentre nella prospera e sovrana Norvegia il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più elevato dal Dopoguerra ad oggi.
C’è sollievo per la risolutezza con cui le autorità stanno cercando perlomeno di attutire gli effetti drammatici dell’emergenza economica per il sistema economico mondiale; ma i mercati azionari stanno tuttora seguendo il copione dei crash storici su cui ci siamo da tempo soffermati: 2008, 1987 e 1929. Non dubitiamo che ad un certo punto si uscirà da questi binari per assumere una fisionomia propria; ma fino ad allora paga rispettare lo script.
Senza nel frattempo trascurare le rotture manifestatesi. Altre, è vero, sono state messe in discussione dal rimbalzo delle ultime sedute – che però quasi ovunque non ha portato via le resistenze più vicine (short stop giornaliero). Ma non si può rimanere insensibili davanti all’inversione di tendenza fatta registrare negli Stati Uniti dal rapporto fra mercato azionario (S&P500) e mercato obbligazionario (Treasury Bond).
Anche in questo caso, sembra un copione che si ripete: il rapporto fra Equity e Bond pare aver definitivamente abbattuto la linea di sostegno che ha così elegantemente definito la tendenza dell’ultimo decennio. Al pari di quanto occorso, su scala minore, nel 2003-2007 e sul finire degli anni Novanta. Trattandosi di un dato mensile, è legittimo sperare che le prossime 96 ore di contrattazioni possano mettere in discussione questo breakdown; ma l’impresa appare ardua, e quel pattern formatosi lassù, ancora una volta detta inesorabilmente legge.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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