Si è rotta una diga, con i ribassisti corsi frettolosamente a ricoprirsi. Confermate le attese di un minimo a fine ottobre, poi rafforzate dall'impressionante ampiezza di mercato registrata negli ultimi giorni. Lo scenario da qui a fine anno.
I segnali di minimo emersi nei giorni passati, hanno conosciuto ieri una conferma devastante. È come se si fosse rotta una diga che manteneva l’equilibrio fra le forze in campo, con i ribassisti corsi a ricoprirsi in preda al panico. Se si considera che nei fondi monetari riservati ad investitori istituzionali sono parcheggiati quasi 3 trilioni di dollari – il doppio rispetto ai livelli di tre anni fa – si ha una misura del potenziale rialzista tuttora inespresso.
Giungono conferme circa la rotazione settoriale segnalata già da un paio di settimane (da quando il FANGMANT ha inanellato una sequenza negativa eccezionale). Un dato su tutti: le small cap Value hanno battuto ieri le large cap Growth di quasi 10 punti percentuali. Per dirne un’altra: Zoom (ZM) ha perso fino al 16%, mentre Delta e American Airlines sono salite ad un certo punto in misura specularmente opposta.
Evidentemente le buone notizie sul fronte del vaccino hanno agito da catalizzatore per il mercato. Tutto il risparmio accantonato, fra consumi rimandati e stimoli fiscali tesaurizzati, promette di costituire denaro scottante per l’economia. Non a caso le aspettative inflazionistiche sono decollate, al pari dei tassi di interesse; mandando al tappeto oro e metalli preziosi. Questo mentre la stagione degli utili conferma le buone avvisaglie iniziali: quando ormai i giochi sono fatti, ben l’87% delle società ha battuto le stime degli analisti. Un mese fa la previsione consensuale per gli EPS operativi del Q3 rispetto ad un anno fa era del -21.06%; oggi è scesa a “solo” -8.74%. Il P/E essendo nel frattempo scivolato da 27.2 a 23.8 volte. Per quello che può contare in ottica di “breve periodo” (da qui ad un anno): ben poco.
Nel brevissimo, la performance di ieri promette di essere seguita da una fase di decantazione. In tutta la storia dello S&P si contano soltanto sei casi di nuovo massimo storico raggiunto dopo un balzo intraday superiore al 2%, come occorso ieri, per la prima volta dopo un mese. Nel Rapporto Giornaliero di oggi ci soffermiamo sulla risposta prodotta dal mercato nel breve periodo (da una settimana ad un mese) ma anche nel medio periodo (sei e dodici mesi): sono statistiche che sottoscriviamo, al pari dell'esito storicamente prodotto dal terzo upside gap sullo S&P. In un anno straordinariamente volatile, l'approccio quantitativo ha sempre fornito le risposte migliori.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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