Il mercato preme sulla Fed, ma l'inflazione resta sostenuta

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 15/03/2023 15:45

Un diffuso pessimismo e le prime condizioni di esteso ipervenduto, favoriscono il recupero delle quotazioni azionarie. Ma non sono state ancora raggiunte le scadenze cicliche che auspicabilmente dovrebbero contrassegnare il completamento di questo consolidamento.

 

I mercati azionari sperimentano un confortante rimbalzo, che per ora allontana i peggiori presagi. Comprensibilmente il sentiment degli investitori è ispirato ad un diffuso pessimismo: stando alla Trade Futures Inc., lunedì soltanto il 15% degli operatori era bullish sulle prospettive future dello S&P500: riflesso condizionato di un mercato che non ha fatto sconti.
Le società del paniere del citato indice in uptrend di breve periodo – la cui quotazione si colloca sopra la propria media mobile a 21 giorni – sono scese ad un minimo del 6% del totale, prima di risalire. Buona parte della debolezza si è concentrata nel settore bancario, che in termini di scostamento rispetto alla media mobile a 50 giorni ha raggiunto un eccesso ribassista superiore a 4 deviazioni standard: una condizione di ipervenduto sperimentata soltanto altre tre volte nella storia.
Una volta creato un cordone sanitario attorno al sistema bancario, i trader hanno spostato la loro attenzione verso i dati inflazionistici di febbraio. La misura omnicomprensiva ha più che soddisfatto le aspettative, mentre il dato core è risultato ancora una volta lievemente superiore al previsto. Senza entrare in dettagli, è evidente che la battaglia non sia stata ancora vinta dalla Fed, che pertanto si accinge a confermare un rincaro del policy rate da 25 punti base fra una settimana. Secondo il Fed Watch Tool del CME, le probabilità in tal senso sono risalite ieri all’83%, con un ulteriore rincaro di analoga misura atteso all’inizio di maggio.
Non è mancata la consueta volatilità, con l’indice principale prima salito del 2.1%, poi sceso dell’1.6%, prima di recuperare in sede di chiusura l’1.2% dai minimi. Come rilevato in altra sede, gli operatori devono assuefarsi alla prospettiva di simili drastici capovolgimenti di fronte sua base intraday. Sarà lo standard per gli anni a venire.
Le ultime sedute hanno provocato una battuta d’arresto nell’ascesa del FTSE MIB rispetto all’indice azionario americano. In termini valutari omogenei, i rapporti di forza si sono definitivamente invertiti a metà novembre dopo un minimo ad agosto scorso. Ad evidenza, il ripiegamento dei giorni recenti è ben poca cosa rispetto al vistoso rialzo maturato nei mesi precedenti.
In termini assoluti la reazione di ieri di Piazza Affari segue la millimetrica sollecitazione del long stop settimanale, il che al momento garantisce la preservazione della tendenza positiva di medio periodo. Osserviamo con interesse l’approssimarsi della svolta ciclica mostrata ieri, che dovrebbe sancire il ripristino della direzionalità rialzista della borsa italiana.

 

Report a cura di Gaetano Evangelista
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