Due gli appuntamenti rilevanti dei prossimi giorni: il dato sull'inflazione a marzo negli Stati Uniti, e l'avvio della stagione delle trimestrali. Le ipotesi sul tavolo: rimbalzo subito, e più avanti più convinto consolidamento dopo le limature dei passati sei mesi.
Il recupero sperimentato ieri sera nel finale a Wall Street conferma la vistosa avarizia della borsa americana nei confronti dei ribassisti: dal minimo di fine ottobre lo S&P500 ha concesso ben 8 flessioni di almeno l’un percento, solo un ripiegamento di almeno il 2%, e nessuna correzione pari o superiore al 3 percento. Di consolidamenti veri e propri, manco a parlarne: soltanto esili limature delle quotazioni, di tanto in tanto, giusto per perpetuare l’ascesa verso sistematici nuovi massimi assoluti.
Le prossime 72 ore potranno, come ammonisce quello chef televisivo, confermare o ribaltare il pronostico: con il rilascio dell’inflazione negli Stati Uniti nel mese di marzo, e con l’avvio della stagione delle trimestrali.
Il sondaggio redatto dalla NFIB ieri ha gettato un po’ di acqua sul fuoco: il dato complessivo delude le aspettative, e scivola ai minimi da fine 2012. Le piccole imprese americane si dichiarano preoccupate per l’andamento delle vendite, a loro volta condizionate dalla sensazione che i consumatori non saranno più così disponibili a digerire i maggiori prezzi di vendita. Che la riserva di risparmio in eccesso si vada esaurendo, suggerendo alle famiglie un atteggiamento meno spregiudicato?
Sul fronte inflazionistico l’aumento dei costi del greggio induce a prevedere un rimbalzino del CPI headline, a fronte di una limatura del CPI core: 3.4 e 3.7%, rispettivamente. Si noti come nei mesi più recenti le sorprese si siano manifestate perlopiù verso l’alto: è da agosto che il CPI headline si colloca al di sopra delle stime; con il CPI core risultato superiore alle aspettative in ben 7 degli ultimi 8 mesi.
C’è chi però non condivide. Ieri al CME è passato un block trade da ben 75 mila contratti sul future sul SOFR, il tasso di interesse a brevissimo termine che ha preso il posto dell’Eurodollar. Vista la tendenza successiva, si direbbe che un grosso operatore punta ad una sorpresa benigna.
Sul fronte degli EPS come già anticipato l’orientamento è per una crescita di poco superiore al 3% rispetto ad un anno fa; in contrazione rispetto al +5.7 percento atteso per il Q1 alla fine del 2023. Un dato che però sembra tenere poco conto della vistosa revisione al ribasso della guidance da parte delle società quotate. In altre parole gli amministratori hanno messo le mani avanti nelle ultime settimane, ma gli analisti ne hanno tenuto conto in misura forse non sufficiente. E questo potrebbe creare lo spazio per alcune delusioni nel corso di questa stagione delle trimestrali.
Nel frattempo sulle borse europee la volatilità cresce, spingendosi ben oltre il confine statistico superiore. Questo atteggiamento di solito coincide con un minimo di mercato; a meno che le quotazioni siano reduci da correzione soltanto di misura: come si direbbe è occorso negli ultimi giorni. Anche da questo punto di vista, al di là del rimbalzo che si dovrebbe manifestare a partire da oggi (Delta System), la sensazione è che la primavera possa ancora riservarci qualche ulteriore aggiustamento di prezzo.
Gaetano Evangelista
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