Il 4.3% annuo in dieci anni: non male, Piazza Affari!

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 19/12/2019 16:18

Ora la tendenza è denunciare l’eccesso di ottimismo vantato dagli operatori. Il lupo (anzi, l’orso) perde il pelo, ma non il vizio: il Fear&Greed lo scorso 7 novembre si è spinto oltre il 90%, e questo non ha impedito allo S&P500 di guadagnare ancora.

Mancano ormai una manciata di sedute alla fine di un decennio a dir poco memorabile per gli investitori. Gli indici delle borse mondiali celebrano gli Anni Dieci sui massimi storici, sicuramente supportati dalla borsa USA: protagonista indiscussa degli ultimi due lustri, grazie ad una dinamica più robusta di crescita economica e di utili aziendali, rispetto al resto del mondo. Piazza Affari è protagonista di una annata strepitosa, ma fa i conti con le zavorre prodotte da una gestione delle finanze pubbliche mai all’altezza del rango di economia del G7; se si considera, per citare un dato delle ultime ore, che i titoli di Stato della Grecia a 10 anni rendono ora 2.5 punti base in meno dei BTP di pari durata, malgrado i primi siano ancora junk bond, e non investment grade.

La borsa italiana si salva per il generoso flusso cedolare corrisposto agli investitori. In termini total return, l’All Share Italia porta a casa un ritorno complessivo del 52% da inizio decennio; pari al 4.3% di ritorno medio composto annuo. Nulla di trascendentale ma, tutto sommato, neanche un risultato disprezzabile. Meglio del -37.4% messo a segno dall’indice Comit nel decennio passato ma, certo, ben poca cosa rispetto al +164% che il decano degli indici di Piazza Affari ha registrato durante gli anni Novanta.

Ma avremo modo di formulare bilanci (e previsioni) più estesi in sede di 2020 Yearly Outlook. Qui dobbiamo occuparci di archi temporali più ristretti. Ora la tendenza è denunciare l’eccesso di ottimismo vantato dagli operatori. Il lupo (anzi, l’orso) perde il pelo, ma non il vizio: un anno fa si stigmatizzava la politica monetaria restrittiva, poi l’attenzione si è spostata sulla “guerra” commerciale fra Stati Uniti e Cina. Per fortuna le argomentazioni a chi ha fatto voto di castità finanziaria, non mancano mai: sennò come farebbe il Toro ad arrampicarsi?

Peraltro, sfugge ad alcuni come il Fear&Greed, per citare un indicatore che di recente ha conseguito una certa popolarità, lo scorso 7 novembre si è spinto oltre il 90%, e questo non ha impedito allo S&P500 di guadagnare altri 100 punti di indice. Il Rapporto Giornaliero di oggi ripropone il modello previsionale mostrato quaranta giorni fa: ad evidenza, la borsa americana ha ricalcato le previsioni, e ci si aspetta che faccia altrettanto anche nei prossimi mesi proiettati.


Gaetano Evangelista
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