I mercati sorprendono verso l'alto, l'economia verso il basso

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 06/03/2019 17:15

L'Economic Data Change ai minimi dal 2008, ma il MSCI World registra la miglior partenza annuale degli ultimi 29 anni. Nel frattempo però celebrati gestori e piccoli investitori passano alla cassa. Che anno meraviglioso...

Persiste l'incertezza di breve periodo, con gli indici azionari contenuti dalle rispettive resistenze più volte citate, senza esserne però respinte. La sensazione è che, a fronte di attese pressoché generalizzate di correzione dopo più di due mesi di sfrenato rialzo; la sorpresa possa manifestarsi verso l'alto.

A proposito di sorprese. Il CESI dei principali paesi industrializzati continua a ridimensionarsi, collocandosi attualmente ai livelli più bassi da luglio 2012 (proprio così: dai tempi del solenne pronunciamento salvatutto di Draghi): segno che i dati macro quotidianamente resi noti per le economie del G10, risultano deludenti all'intensità più marcata degli ultimi sei anni e mezzo. Gli fa eco l'Economic Data Change Index (EDCI) globale, situato tuttora ai minimi dal 2008. Come visto ieri, il rallentamento globale si arricchisce ora della grama performance degli Stati Uniti, dove il PIL del primo trimestre è atteso dalla stessa Federal Reserve ad un ritmo di crescita annualizzato non superiore allo 0.3%. In altre parole: stagnazione. 

Gli effetti della piena e definitiva assimilazione della riforma fiscale di Trump si fanno avvertire a livello macro, oltre che - come visto ieri per gli EPS della prima metà del 2019 - micro. Malgrado la migliore partenza di anno per il MSCI World dal 1991, gli investitori passano alla cassa: i fondi comuni azionari da ottobre fanno registrare un deflusso superiore a 150 miliardi di dollari, stando alla EPFR. L'altro ieri il celebrato gestore Kyle Bass ha predetto una recessione in Europa e nel sudest asiatico nel corso di quest'anno, e negli Stati Uniti nel 2020: motivi sufficienti, a suo dire, per attendersi un nuovo round di stimoli monetari, e per mettere in discussione la politica commerciale del presidente Trump: in termini netti negativi per la crescita economica americana, a detto di un panel di economisti citati dall'agenzia Bloomberg.

In questo contesto, restano da ponderare gli effetti benefici della spinta garantita al mercato, da un lato dalla stagionalità, dal momentum e dall'ampiezza: fenomeni su cui ci siamo più volte soffermati. Dall'altro dal più consistente pacchetto di tagli alle imposte (298 miliardi di dollari), varato dal governo cinese nella storia.


Analisi a cura di Gaetano Evangelista
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