I listini azionari abbisognano di tirare il fiato

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 09/07/2019 13:24

I quasi 100 miliardi di dollari di deflussi registrati a dicembre non sono mai più rientrati, e l’emorragia di maggio è servito a persuadere i più che il mercato azionario è rischioso. Meglio i bond, devono aver argomentato gli investitori.

Aumentano le probabilità di una salutare pausa ristoratrice per i principali indici azionari mondiali. A Wall Street lo S&P è reduce dal conseguimento della prima scadenza ciclica prescritta dal Delta System per questo mese: un massimo, ad evidenza. Il mercato lamenta un certo affanno in termini di sentiment: il Fear&Greed Index segnala appunto condizioni di eccesso di positività, ben supportato dal sondaggio di AAII, che per la prima volta in due mesi evidenzia una prevalenza relativa di Tori. 

Venendo dal conseguimento di un nuovo massimo storico ci si sarebbe aspettati una proporzione di Tori parimenti da primato. Evidentemente gli investitori avvertono con particolare sensibilità gli scrolloni, che finiscono per scoraggiare i più: i quasi 100 miliardi di dollari di deflussi registrati a dicembre non sono mai più rientrati, e l’emorragia di maggio è servito a persuadere i più che il mercato azionario è rischioso. Meglio i bond, con il loro confortante rendimento negativo che equivale a perdita certa a scadenza; devono aver argomentato coloro che hanno veicolato verso i Bond Mutual Fund americani qualcosa come 130 miliardi di dollari netti soltanto dall’inizio dell’anno: l’anno migliore per Wall Street dal 1997, quando lo S&P quotava 885 punti. Avrebbe guadagnato un ulteriore 75% nei 33 mesi successivi, senza considerare i dividendi.

Solitamente gli investitori non sono abituati a ragionare in termini di ampiezza di mercato. Altrimenti si sarebbero accorti del livello pressoché corale di partecipazione del listino al rialzo fotografato dall’indice. Bilanci spettacolari come quelli degli ultimi sei mesi sono insostenibili; a meno che quasi tutte le società quotate assecondino il movimento dell’indice che le rappresenta. Quando a gennaio e ad aprile il nostro ADT11 ha registrato le misure di partecipazione che abbiamo commentato e celebrato, il rialzo nei mesi successivi era virtualmente garantito. 

L’Eurostoxx50 non ha mostrato analoga vitalità. Ma è stato confortante apprendere della tenuta in primavera del supporto offerto dalla media a 200 settimane: da lì è partita una vivace reazione che fa i conti ora con una corposa resistenza: l’area compresa fra 3520 e 3540 include non solo una proiezione di prezzo, ma anche l’estremo ritracciamento del ribasso del 2017-18. Salirvi oltre permetterebbe di staccare il biglietto che conduce diritti a 3710 punti. Non sorprenderebbe se il listino del Vecchio Continente a questo punto si fermasse per tirare il fiato.


Gaetano Evangelista
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