I fondamentali sono interessanti, ma in borsa serve ben altro

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 02/12/2020 12:38

Ieri quel galantuomo dell'indice S&P500 ha finalmente conseguito il target a 3.667 punti enunciato a gennaio nel 2020 Yearly Outlook (pagina 181) in splendida solitudine. Cerchiamo di accaparrarci un analogo vantaggio per i prossimi sei mesi.

Questa settimana ricorre il 24esimo anniversario della denuncia della “esuberanza irrazionale” dei mercati finanziari da parte di Alan Greenspan, all’epoca governatore della Federal Reserve. Che nostalgia: lo S&P500 quotava quel giorno 745 punti. Sarebbe salito mediamente del 6.9%, ogni anno, senza considerare il flusso dei dividendi; per ciascuno dei 24 anni successivi. Chi ha rinunciato all’investimento azionario sulla scorta di quella precisazione, ha perso una occasione storica. I fondamentali sono interessanti, ma per gli investimenti è meglio altro.

Non che gli investitori siano insensibili al rischio. Al contrario: dal minimo di marzo sono defluiti da fondi comuni ed ETF azionari ben 379 miliardi di dollari, soltanto negli Stati Uniti. A titolo di riferimento, durante la Grande Recessione del 2008 il disimpegno non andò oltre gli 84 miliardi. Certo, la fuga dal risparmio gestito ha riguardato in particolar modo i fondi di investimento; ma la raccolta netta degli ETF è risultata negli anni la metà dei riscatti netti dai fondi comuni. Dove è andato tutto questo denaro?

In parte verso fondi comuni ed ETF obbligazionari, quando non monetari. In parte è rimasta sui conti correnti, come ben sappiamo. Ma in una certa misura, ha alimentato l’apertura di conti di investimento. E non si tratta solo di Robinhood e soci: eTrade, Charles Schwab e TD Ameritrade hanno visto l’esplosione di conti attivi quest’anno. Delusi e frustrati da risultati non sempre all’altezza delle aspettative, parecchi investitori hanno deciso di passare all’azione. È parziale concludere che siano semplicemente rimasti a guardare il decollo delle quotazioni in questi 12 anni di bull market.
Questo, nel momento in cui lo S&P500 consegue un nuovo massimo storico, toccando finalmente la proiezione di Gann a 3667 punti descritta nel nostro 2020 Yearly Outlook (pagina 181). Abbiamo dovuto attendere la fine dell’anno per conseguire questo obiettivo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
E ora che ci aspetta? come rilevato nella sede citata, quella proiezione si inseriva all’interno di una fascia obiettivo compresa fra 3600 e 3700 punti, di cui nel rapporto di oggi possiamo apprezzare le modalità di determinazione. Benché siamo del parere che nella prossima settimana abbondante le prese di beneficio possano contenere lo strapotere dei compratori, imponendo un ripiegamento di corto respiro; bisognerà presto fare letteralmente i conti con l’eventualità di una rottura della resistenza delineata. Per andare dove?

Ieri abbiamo fornito una prima risposta, sulla scorta dell'andamento strepito del Russell 2000 a novembre. In generale i segnali dell'ampiezza di mercato - prima a giugno, poi ad ottobre - stanno consentendo una mappatura ad elevata probabilità di realizzazione nei prossimi sei mesi. Ma saremo più precisi nel 2021 Yearly Outlook, che come sempre vedrà la luce nel prossimo mese di gennaio.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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