Gli investitori non si lasciano persuadere dal Toro

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 07/11/2024 20:04

Più di 15 anni di bull market strutturale, e due anni di sfrenato bull market ciclico; poco hanno fatto per convincere la maggioranza degli investitori: ancora sensibile al condizionamento proveniente dall'esterno. In ottica contrarian, è meglio così.

Gli “esperti” di borsa vantano diversi tratti in comune con i sedicenti esperti di questione geopolitiche: sono oltremodo ascoltati e coccolati, esprimono giudizi non richiesti, raramente ci azzeccano, e ciononostante restano sulla scena perché esprimono un confortante pensiero maggioritario.
Ora che anche l’incertezza elettorale è stata archiviata, con una probabilità del 50% che il risultato sia reso noto addirittura entro oggi, gli investitori nel complesso iniziano a realizzare il clamoroso errore di posizionamento, commesso negli ultimi dodici mesi e complessivamente nei passati due anni. Per non parlare dell’esiguità delle performance estratte da un bull market secolare che ha superato i 15 anni di anzianità: una esperienza semi-generazionale, da raccontare – o occultare – ai nipoti.

Archiviata la scadenza ciclica di inizio settimana, Wall Street è ripartita di slancio, con la seria intenzione di mettere da parte due settimane di moderato consolidamento: in ben 9 sedute su 10 le azioni in ribasso nel paniere dello S&P500 hanno prevalso rispetto a quelle in rialzo; eppure il disavanzo non ha superato il 2% da massimo a minimo. Un comportamento che ha dell’encomiabile, e che storicamente fa ben sperare: come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi.
Chi si insedierà alla Casa Bianca a gennaio sarà un presidente “fortunato”. Perché, sulla base della performance realizzata dai mercati azionari negli ultimi dodici mesi, ci sono probabilità schiaccianti che l’economia faccia bene da qui ad un anno (https://tinyurl.com/AGEit156). Un PIL reale in espansione di oltre il 4% è nell’ordine delle cose. Perché sono sempre le borse ad anticipare l’economia; non l’economia – e la politica – a condizionare i mercati.

L’aspetto rilevante, e confortante, è che questo boom di mercato ha fatto poco per riscaldare i cuori degli investitori; perennemente distratti dagli eventi esogeni (ma nessuno obbliga loro a guardare i talk show, a seguire i social intossicanti e comunque a trarne deduzioni operative). 
Il broker Schwab elabora un indice mensile che misura l’attivismo dei trader retail: benché la misura sia salita, di misura, ad ottobre, essa rimane ben distante dai livelli consistenti raggiunto sul finire del 2021, prima del top di mercato. Casomai, a dirla tutta siamo più vicini ai minimi depressi del 2022. La conclusione è che ci vuole ben altro per persuadere la massa; il che, in ottica contrarian, è accoglibile con sollievo e riconoscenza.

Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net

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