I tanti investitori rimasti ai margini del bull market sono risultati ancora una volta delusi: niente settembre-ottobre funesto, nessuna riedizione del 1987, nessuna reazione negativa dalla riunione della Banca Centrale Europea. Sorprese benigne proliferano sul fronte macro (ultima: l'IFO in Germania) e micro (utili aziendali al di sopra delle più rosee attese). Risultato: la capitalizzazione delle borse mondiali sale nella passata settimana di ulteriori 2 trilioni di dollari, e il MSCI World - benchmark di tutte le gestioni azionarie - spinge al +20% l'apprezzamento soltanto nell'ultimo anno, e a +197% la performance dal minimo del 2009.
Per tutto il 2017, non pochi investitori si sono lasciati distogliere dai fattori di disturbo esogeni, che avrebbero dovuto far precipitare le borse: dal caos a Washington alla minaccia nucleare nordcoreana e iraniana, dai dati sulla crescita economica ai timori per il disimpegno delle banche centrali, dalla presunzione di valutazioni fondamentali elevate ai fattori stagionali (chi ricorda il "Sell in May"?). Nulla di tutto ciò ha minacciato la tendenza, e soltanto l'approccio tecnico ha consentito di rimanere in groppa ad un Toro che ha distribuito laute plusvalenze, di cui faremo tesoro al momento opportuno.
Per fortuna dei rialzisti, il disorientamento dilaga: il Nasdaq si avvicina alla soglia dei 7000 punti, ma è difficile argomentare che si tratti di una nuova bolla da new economy: rispetto al 2000 il Composite si è apprezzato di appena il 30%; poco più dell'1.5% medio composto annuo. Nei 17 anni e mezzo che precedettero il 2000 l'indice tecnologico salì del 20%: quella sì che fu una bolla speculativa.
Frastornati da un mercato che non manifesta alcuna intenzione di concedere nuove opportunità di ingresso a sconto, gli emarginati del listino ripongono le proprie speranze nell'ipercomprato. Il Risk-adjusted Yield del Dow Jones in effetti procede verso una soglia che storicamente contraddistingue gli eccessi rialzisti di lungo periodo: ma basterà per imporre uno stop anche solo temporaneo a Wall Street? nel Rapporto Giornaliero di oggi ci soffermiamo su questo aspetto; che, tecnicamente, prende il nome di Sharpe ratio.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
Fonte: www.ageitalia.net
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