Il sentiment degli investitori si va rapidamente deteriorando: negli Stati Uniti il VIX, l'indice della paura, decolla sopra i 30 punti. In Italia il Greed Index si prosciuga, scivolando sotto i 45 punti. Il tonfo di ieri sera minaccia di conoscere un seguito.
Nel giro di poche ore abbiamo registrato due eventi scioccanti. Prima il nuovo pivot di Powell, che ha messo sbrigativamente da parte la narrativa circa la temporaneità dell’inflazione, sostenendo a gran voce la necessità di una (più) rapida normalizzazione della politica monetaria. Poi, a distanza di poche ore, il drastico taglio dell’allocazione azionaria da parte del modello di asset allocation: motivo immediato di perplessità, ma più comprensibile dopo il capitombolo di ieri sera a Wall Street.
Lo S&P500 vantava un solido guadagno in concomitanza con la chiusura delle piazze europee. Poi, si è lasciato travolgere da una pressione di vendite che ha generato un movimento intraday del 3%. Il Dow Jones da picco a picco ha ceduto mille punti. Un comportamento per certi versi sorprendente, che malcela una certa fragilità, e sottintende la possibilità di ulteriori limature di prezzo. Ne parliamo dettagliatamente nel Rapporto Giornaliero di oggi.
Naturalmente il sentiment degli investitori si va deteriorando. Il VIX è salito sopra i 30 punti, per la prima volta negli ultimi nove mesi. Di converso il Greed Index è scivolato nelle ultime sedute sotto i 45 punti: una lettura contenuta, che testimonia il disincanto da parte degli investitori italiani; e che nei mesi passati sarebbe risultato compatibile con un minimo sull’indice All Share Italia.
Che il minimo dell’altroieri possa risultare qui definitivo, resta da vedersi. La piazza italiana viene da un massiccio ipervenduto, ma proprio tale fattore, se nell’immediato favorisce la reazione, in ottica un po’ più allargata lascia sottintendere una vulnerabilità che chiamerebbe ulteriori minimi.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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