Da Mag7 a Lag7 il passo è breve

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 04/02/2025 19:52

Perdono colpi i listini americani, mentre le borse del Vecchio Continente sorprendono gli investitori, come tendono a fare di solito i mercati. L'economia non perde colpi, e presto uscirà dalla recessione del settore manifatturiero. L'ISM Index sorprenderà?

Constatata la portata ridotta della minaccia di DeepSeek per i listini azionari, la narrazione dei media si è spostata nelle ultime ore sulla sventagliata di dazi e tariffe annunciati dall’amministrazione Trump. Prevedibilmente anche questo lunedì partirà all’insegna delle vendite, all’insegna del “prima spara, poi chiedi”, ma queste turbolenze non fanno che confermare l’orientamento più cauto maturato in autunno, con una posizione in Equity personalmente contenuta a meno del 60% del portafoglio tipo, dal precedente "All In" mantenuto per due anni fino a fine novembre.

Rimane però un dato incontestabile: nonostante tutti i possibili timori, il bilancio del primo mese dell’anno è stato confortante: non tanto per gli Stati Uniti, vittima di sé stessi, quanto per l’Europa, che pur era minacciata di finire nel tritacarne di Trump. A soffrire paradossalmente risultano proprio le società dell’eccezionalismo americano: quelle Mag7 che adesso risultano beffardamente ribattezzate Lag7, per via di un ripiegamento dai massimi, mediamente prossimo al 10%. Primeggiano i settori rimasti attardati in questi ultimi due anni. Incluse, certo, le azioni del resto del mondo.

Lo Stoxx600 non si nasconde. Il +6.3% conseguito a gennaio è una delle migliori partenze d’anno della storia. Questo getta nello sconforto coloro che tracciano insostenibili paralleli fra andamento macro e performance micro, specie alla luce delle delusioni provenienti dai PIL di Germania ed Eurozona nel quarto trimestre. E tuttavia, quando ancora soltanto un quinto delle società ha riportato, ben l’80% delle compagnie del Vecchio Continente ha annunciato ricavi superiori alle stime degli analisti.
Per una volta gli analisti tecnici concordano con i colleghi fondamentali, con l’indice citato che si è appena cimentato in un “incrocio aureo” (golden cross) sulla carta beneaugurante per i mesi a venire.

Negli Stati Uniti nel frattempo si rafforza la tesi dell’atterraggio morbido. Dopo il rilascio del PIL del quarto trimestre, che ha mostrato ancora una volta un settore delle famiglie in grande salute, la Fed di Atlanta ha subito proposto la prima proiezione per il Q1: +2.9%. Questo, a fronte di un core PCE deflator sceso sotto il target ufficiale del +2.5% nell’anno corrente, in termini annualizzati negli ultimi tre e sei mesi.
Oggi il rilascio dell’ISM Index chiarirà le intenzioni dell’economia USA, con una previsione a 49.9 punti, ma con la concreta prospettiva di riportarsi oltre l’asticella dell’equilibrio, per la prima volta dopo più di due anni. Ciò depone a favore della performance di mercato, ed in particolare di uno specifico settore, come segnalato nel 2025 Yearly Outlook.

Gaetano Evangelista - https://www.ageitalia.net/

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