L'unico confronto storico sensato con l'esperienza delle ultime tre settimane; rimane l'andamento di ottobre 2008. I market rilevati nelle ultime settimane non hanno tradito. Cosa suggeriscono ora i precedenti del 1929, del 1987 e del 2008.
Seduta drammatica su tutti i listini azionari. Purtroppo le avvisaglie c’erano tutte: il comportamento del mercato nelle ultime settimane proponeva marker registrati prima d’ora soltanto nel 2008, nonché nel 1929 e – solo per certi aspetti – nel 1987. La differenza è che mentre nel 2008 cadeva una banca alla settimana, oggi per la pandemia è flagellata una nazione al giorno.
Anche in termini comparativi il 2008 si propone con prepotenza. Lo S&P500 è sceso del 9.5, del 18.0 e del 26.1% negli ultimi 1, 5 e 21 giorni. Dal 1950 ad oggi, i tre giorni più simili sono stati il 9 ottobre 2008 (-7.6/-18.3/-26.1%), il 20 novembre 2008 (-6.7/-17.4/-16.1%) ed il 29 settembre 2008 (-8.8/-10.0/-14.9%). Il seguito ce lo ricordiamo tutti; al pari di letture estreme, all’epoca, in termini di ampiezza, volatilità, sentiment e Down Volume: che però non indussero una reazione definitiva, se non cinque mesi dopo, e a partire da livelli ancor più depressi.
Con la rilevante differenza che all’epoca le autorità disponevano di non poche munizioni, sebbene in molti casi entrassero in territori inesplorati; oggi, la sensazione è di una condizione di inadeguatezza; la reazione infima dei listini dopo le misure annunciate da BCE e Fed è sconsolante: il re è nudo. Sarebbe successo, prima o poi.
Dunque celebriamo la fine ufficiale del secondo bull market più lungo dal 1949 ad oggi; perlomeno sotto la definizione ufficiale di scostamento del 20% dai massimi. Il Rapporto Giornaliero di oggi si sofferma sul seguito attendibile, sulla base dell'esperienza storica. Sarà ora importante misurare la reazione odierna. Il modello basato sulle opzioni sin da febbraio suggeriva per Piazza Affari un minimo per il 13 marzo: oggi, appunto. Una scommessa ardua da difendere. Ieri a Wall Street il Down Volume è risultato superiore al 90% per la seconda seduta di fila: è successo soltanto altre 17 volte dal 2005 ad oggi, con esclusivo riferimento alle società dello S&P500 (ieri scese tutte tranne una). Conforta rilevare come in 13 occasioni, il mercato sia rimbalzato il giorno successivo. Ma nei casi in cui ciò non è avvenuto – si ritorna ad ottobre 2008 – il seguito non è stato piacevole.
Il rapporto di oggi contestualizza il declino dal massimo di febbraio, nell’ambito dei crolli del 1929, del 1987 e del 2008. Un’esperienza non è mai uguale all’altra, ma un rapido colpo d’occhio consente di stabilire se e in quale misura attendersi un rimbalzo; e come il medesimo si collocherebbe nell’ambito della dinamica prevedibile per i mesi a venire.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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