È come se il 2014-15 non fosse mai esistito per la borsa

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 14/01/2016 16:41

Il mercato presenta il conto di una gestione scellerata della politica monetaria americana. Si fa presto ad addossare le responsabilità alla svalutazione del cambio cinese, o ad altri fattori esogeni; la realtà invece è che il mercato presenta(va) da mesi una notevole fragilità, e una partecipazione ristretta a poche azioni e a livello globale a pochi indici. La decisione della signora Yellen di aumentare il costo ufficiale del denaro è intervenuta nel momento in cui le condizioni finanziarie effettive erano restrittive come mai, dal 1990 ad oggi; e perdipiù è intervenuta nel momento in cui si registra una formale recessione di profitti, con gli EPS delle compagnie americane destinati a contrarsi del 4% nell'intero anno passato.

Albert Edwards, lo strategist di Societé Generale, da buon orologio rotto che due volte al giorno fornisce l'ora esatta, ha sentenziato che la Fed sarà costretta quest'anno a tagliare i tassi di interesse fino al -5%: chiaramente una provocazione, che però da' l'idea della gravità del momento. Con la seduta di ieri, la capitalizzazione delle borse mondiali torna ai livelli di due anni fa: è come se il 2014 e il 2015 non fossero mai esistiti; oppure, se si preferisce una locuzione tanto cara ai giornali, diciamo pure che sono stati bruciati dal massimo dello scorso anno qualcosa come 15.000 miliardi di dollari.

E ora che succederà? chiaramente Wall Street ha una sorta di appuntamento con i minimi di agosto: lo sanno tutti. Quello che ci contrariava alcuni giorni fa, era l'atteggiamento sì negativo ma misurato degli investitori, malgrado le perdite iniziali dell'anno: il Panic Index era lontano dalla tripla cifra, e negli Stati Uniti il put/call ratio non si impennava, evidenziando la percezione di una scarsa necessità di coprirsi; a fronte di una perdita media, per le azioni dello S&P500, del 24% dai livelli massimi degli ultimi dodici mesi. Il rovescio era inevitabile.

Il guaio è che ora il complesso delle borse mondiali si trova in una posizione alquanto scomoda, per usare un tenero eufemismo; anche chi non mastica analisi tecnica rimane sconcertato alla visione della configurazione di inversione di tendenza manifestatasi sull'indice delle borse mondiali...



Gaetano Evangelista
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