Come hanno festeggiato gli investitori l'ottavo anno di bull market?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 14/03/2017 14:17

Gli investitori hanno accolto l'ottavo compleanno del bull market con un misto di stizza e indifferenza: perlopiù profetizzandone l'imminente rovinoso esaurimento, come se qualcuno suonasse la campanella sul massimo (o sul minimo, se è per questo). Al di là dei sondaggi di opinione, è l'esame dei flussi a rivelare un clamoroso abbaglio: da marzo 2009, i fondi obbligazionari mondiali hanno raccolto 1500 miliardi di dollari, pari al 66% delle masse amministrate; i fondi azionari, nel medesimo arco di tempo, hanno portato a casa mezzi freschi per appena 256 miliardi, pari al 3% del patrimonio gestito. Le giustificazioni di tale comportamento sono le più disparate e talvolta grottesche, ma non si può certo affermare che sia in atto una frenesia speculativa generalizzata e fuori controllo.

Il muro di paura è per fortuna sempre ben drizzato. Adesso la minaccia più pressante sembra rappresentata dall'imminente nuovo rincaro del costo del denaro: una probabilità pressoché assoluta, dopo i dati economici di venerdì; e dire che appena un mese fa questa prospettiva era prezzata a non più del 25%. La reazione del dollaro non si è fatta attendere, ma curiosamente è risultata anche in questo caso opposta alle aspettative: l'Eur/Usd è risalito fino a 1.07 dollari. Perché nel frattempo la probabilità di aumento dei tassi nell'area Euro, da remota (fra 62 mesi) fino alla scorsa estate, si è fatta non così lontana (fra 42 mesi) all'inizio della passata ottava; mentre venerdì sera il tasso swap Eonia prezzava un incremento di 10 punti base già ad aprile 2018. E sui mercati, le variazioni al margine contano...

Nel frattempo Piazza Affari ha conseguito l'obiettivo minimo di raggiungere il massimo di gennaio: era quanto si richiedeva all'impulso crescente partito a fine novembre. Si noti come l'RSI, modificato per tenere conto della diversa volatilità, si collochi ora su livelli sì elevati ma inferiori a quelli raggiunti a dicembre: una potenziale divergenza bearish, a ben vedere non dissimile dalle tante altre sperimentate nel passato. Giova esaminarle in prospettiva storica, per capire la reale portata di tale minaccia.


Gaetano Evangelista
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