Che succederebbe se il Dollaro iniziasse a perdere terreno?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 09/04/2015 13:03

Ieri ci siamo soffermati sulle prospettive delle borse europee: che hanno beneficiato senza dubbio di una sequenza di dati macro "sorprendentemente" migliori delle aspettative negli ultimi sei mesi. L'esatto opposto della borsa americana, penalizzata da release economiche (sia macro che micro) risultate inferiori alle attese di economisti e analisti. Nell'ambito dell'area Euro, la svalutazione della moneta comune ha senz'altro favorito i listini core - DAX, in particolare - e i settori più esposti alla congiuntura internazionale. Sotto questa prospettiva la possibilità che il Dollaro ceda parte dei progressi messi a segno a partire dalla seconda metà dello scorso anno, detta alcuni accorgimenti in termini di asset allocation.

La questione riguarda in modo particolare il nostro listino, che negli ultimi dodici mesi ha - sembra sarcastico... - sofferto in virtù di una cospicua ponderazione del settore energetico, zavorrato dal crollo del petrolio. L'Energy è assente nel paniere del DAX, mentre costituisce l'8% dell'Eurostoxx50 e il 17% dell'indice MIB (secondo settore per peso dopo il finanziario). Si capisce bene come l'eventualità di un raffreddamento del biglietto verde, e di converso di un rimbalzo del greggio, avrebbe effetti benefici per Piazza Affari; che già di suo promette di recuperare la sottoperformance messa a segno da aprile 2014 in avanti.

Questo avviene nel momento in cui l'indice MIB è alle prese con la parte inferiore della resistenza-obiettivo, indicata appunto come target naturale in caso di superamento della barriera in area 22000 punti. In altre parole, una volta finalmente superato quel diaframma, sarebbe stato naturale salire fin qui. Margini di miglioramento dunque esistono sia in termini relativi, sia in termini assoluti.



Gaetano Evangelista
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