A Times Square cala il gelo

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 30/12/2022 16:08

Il peggior mese di dicembre degli ultimi cinquant'anni per il Nasdaq. Un crollo anticipato dal modello di asset allocation, e che condiziona pesantemente i setup stagionali da cui dipenderà l'evoluzione del mercato azionario nei prossimi dodici mesi.

 

I setup stagionali invernali stanno assumendo una piega che risulterà sempre più difficile da rimuoverere. La finestra temporale del Santa Claus Rally, che abbraccia le ultime cinque sedute dell’anno e le prime due dell’anno successivo, denuncia al momento un saldo che si identifica pienamente con la performance dello S&P500 di ieri: un risultato ribaltabile, ma che allo stesso tempo denuncia il disagio del mercato in un periodo che altrimenti avrebbe dovuto disegnare il sorriso sul volto degli investitori.
Il dito accusatore è puntato contro le grandi capitalizzazioni tecnologiche, reduci da un anno da dimenticare; o forse no: perché siamo in presenza di una svolta epocale forse non ancora ben percepita dal grande pubblico. Sta di fatto che i titoli una volta gloriosi del Nasdaq cadono uno ad uno: ieri ad esempio Amazon è scivolata sotto il minimo segnato a marzo 2020, dopo il gramo precedente di Meta e Netflix. Il tanto evocato premio pandemico è stato completamente riassorbito.
Le (attuali) dieci società del NYSE FANG Index hanno iniziato il 2022 con una capitalizzazione complessiva di 12.3 trilioni di dollari; chiudono mestamente con un valore di mercato di poco superiore ai 7 trilioni: 5.000 miliardi di ricchezza, evaporati in un anno.
Di conseguenza il Nasdaq continua ad infilare molto profondamente un piede nella fossa. Se il 2022 fosse finito ieri sera, il mese di dicembre per Times Square risulterebbe il peggiore della storia, con una performance del -10.7%. D’accordo che il Nasdaq non è il mercato: non ha alcuna presenza del settore energetico, probabilmente il tema del decennio, e vanta una sparuta presenza di risorse di base; ma non si può rimanere del tutto indifferenti di fronte alla fuoriuscita verso il basso dal canale ascendente che ha contraddistinto gli ultimi dodici anni. C’è gelo a Times Square...
Questo contribuisce a spiegare perché gli Stati Uniti siano risultati nel complesso il peggiore mercato azionario al mondo (G25), dietro ovviamente a Russia, e poi Corea e Taiwan. Da questo punto di vista l’Italia fa la parte del leone, con una forza relativa che le ha consentito di invertire l’autunno scorso i rapporti di forza nei confronti di Wall Street, per la prima volta da inizio 2018.
Ciò non toglie che in termini assoluti si soffra tutti insieme. Soltanto 5 piazze al mondo, fra le prime 25, vantano un saldo positivo per il 2022: il Footsie britannico e poi, a sorpresa, quattro mercati emergenti. Il FTSE MIB resta a debita distanza dai recenti minimi, ma risente dell’influsso del ciclo che ha contraddistinto gli ultimi tre anni, e che ha intercettato in modo spettacolare il picco del 1° dicembre.
In attesa dell'indirizzo strategico che sarà fornito a breve dal 2023 Yearly Outlook, rimaniamo fedeli all'impostazione cauta formulata in tempi non sospetti dal nostro modello di asset allocation. Una sottoesposizione, quella raccomandata, che ci ha evitato le perdite patite dai listini questo mese.

 

Report a cura di Gaetano Evangelista
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