Quante volte abbiamo sentito parlare di pensione minima? In realtà, si chiama trattamento minimo ed è stato introdotto dalla Legge numero 638 del 1983. L’articolo 6 della suddetta Legge sancisce il diritto ad una pensione che garantisca una vita dignitosa.
Ma sai come funziona la pensione minima e quali sono i requisiti per riceverla?
In questo articolo analizzeremo tutto ciò che riguarda la pensione minima - trattamento minimo -, a chi spetta e quali sono i requisiti necessari per poterne beneficiare, come funziona e se ci sono possibilità di aumentarla!
Inoltre, andremo ad analizzare come, in base al meccanismo perequativo, l’importo della pensione minima e anche dell’assegno sociale siano cambiati a partire dal 1° gennaio del 2022.
Pensione minima: ecco quando è stata istituita!
Il nome può essere fuorviante perché la pensione minima non è un vero e proprio trattamento pensionistico, in quanto, effettivamente, si tratta di un’integrazione a chi accede alla pensione di vecchiaia con un importo molto basso.
Il sistema pensionistico presenta, infatti, due tipologie di pensioni per sostenere le fasce economicamente più deboli della popolazione. La prima è la pensione minima; la seconda è l’assegno sociale.
Infatti, lo scopo della pensione minima è quello di garantire ai pensionati di ricevere una pensione adeguata che li faccia vivere in modo dignitoso.
Per questo motivo, l’articolo 6 della Legge n. 638 del 1983, ha introdotto l’integrazione al trattamento minimo, quella che più comunemente viene chiamata pensione minima.
Si tratta, quindi, di un vero e proprio diritto dei cittadini in pensione che viene riconosciuto dallo Stato e spettante ai pensionati titolari di importi pensionistici molto bassi. Non per altro, la pensione minima è un integramento alla pensione fino al raggiungimento della soglia minima, che varia di anno in anno, in base alle disposizioni di legge.
Pensione minima: cos’è e a chi spetta!
Come abbiamo già detto, la pensione minima è un’integrazione erogata dallo Stato a tutti coloro che hanno una pensione troppo bassa.
Ovviamente, anche se si tratta di un diritto - sempre nel rispetto di alcuni requisiti -, per ricevere l’integrazione alla pensione, ovvero la pensione minima, bisogna presentare domanda all’Inps. Infatti, non si riceve automaticamente.
In funzione dell’integrazione della pensione minima, i redditi pensionistici meno elevati ricevono l’integrazione fino al raggiungimento della soglia minima prevista dalla Legge. Qual è la soglia minima per il 2022? In base al meccanismo di perequazione, per il 2022, la soglia minima è pari a 523,83 euro.
Ma la pensione minima spetta a tutti? Il trattamento spetta a tutti i pensionati che rispettano alcune soglie e requisiti e che ricevono la pensione sulla base di calcolo retributivo. Pertanto, restano esclusi i pensionati soggetti al sistema contributivo.
Le pensioni che possono ricevere l’integrazione sono quelle dirette come, per esempio la pensione di vecchiaia o quella anticipata. Inoltre, possono riceve l’integrazione anche le pensioni indirette come, per esempio, la pensione ai superstiti o quella di reversibilità.
E per le pensioni erogate dalle gestioni previdenziali dei professionisti? In questo caso, l’erogazione del trattamento integrativo dipende dai regolamenti degli enti in questione.
Pensione minima: come funziona?
Per capirci meglio, l’integrazione al minimo - pensione minima - innalza la pensione di vecchiaia fino al raggiungimento di un determinato importo che varia ogni anno.
Parliamo dell’anno 2022 e vediamo come cambia l’importo.
A differenza dello scorso anno, il meccanismo di perequazione delle pensioni ha elevato il minimo a 523,83 euro per tredici mensilità. Per andare più a fondo, citiamo quanto si legge sul sito laleggepertutti.it:
“[…] l’integrazione al minimo può risultare pari a 523,83 euro mensili soltanto se, per assurdo, la pensione risulta pari a zero”.
523,83 euro è la pensione minima per il 2022. Pertanto, il trattamento integrativo non è altro che la differenza tra la pensione di vecchiaia e l’importo della pensione minima.
Possiamo fare un esempio per comprendere meglio come funziona. Se nel 2022, un pensionato ha diritto a 450 euro di pensione mensile, l’integrazione minima spettante sarà di 73,83 euro, ovvero l’importo necessario per arrivare alla pensione minima di 523,83 euro.
Pensione minima: come cambia nel 2022?
Soprattutto per il 2022, il tema delle pensioni è molto discusso. Si punta ad una riforma del sistema pensionistico, che si dovrà effettuare quest’anno, già avviato, in parte, dalla Legge di Bilancio del 2022.
La manovra di Bilancio ha già introdotto cambiamenti significativi come, per esempio, la proroga dei trattamenti pensionistici anticipati di Opzione donna e Ape Sociale. Inoltre, ha introdotto, al posto di Quota 100, Quota 102, ma solo per il 2022.
Uscendo dalla tela delle riforme, come ogni anno, il meccanismo perequativo delle pensioni, fornisce un quadro in virtù della rivalutazione.
A cosa serve la perequazione? Come si legge sul sito leggioggi.it:
“Lo scopo è quello di proteggere i pensionati dalla diminuzione del potere di acquisto dovuto all’avanzare dell’inflazione”.
I calcoli e le nuove cifre sono stati comunicati dall’Inps, attraverso la pubblicazione della circolare numero 197, del 23 dicembre del 2021.
Per il 2022, la rivalutazione è di 1,6% e porta, per i trattamenti di integrazione in favore delle fasce più deboli della popolazione, i seguenti aumenti a partire dal 1° gennaio del 2022.
Le pensioni minime, come abbiamo detto, passeranno da 515,58 euro mensili, previsti per il 2021, a 523,83 euro, per il 2022. Pertanto, annualmente, l’importo equivale a 6809,79 euro, di contro a 6702,54 euro del 2021.
Naturalmente, la rivalutazione non ha agito solo nei confronti del trattamento minimo, ma anche sull’assegno sociale.
Per il 2022, l’assegno sociale sarà pari a 467,65 euro, per un totale annuo pari a 6079,45 euro. Nel 2021, invece, era pari a 460,28 euro mensili, equivalenti a 5983,64 euro annui.
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