Il Reddito di Cittadinanza durerà? Possiamo pensare che abbia una scadenza oppure possiamo considerarlo, in quanto strutturale, a tempo indeterminato? Sono alcune delle domande retoriche che sicuramente chi segue questo genere di tematiche già si è posto, pur senza trovare risposta.
Troppo difficile dare un taglio definitivo ad una domanda così vaga, soprattutto alla luce del difficile equilibrio politico attuale del nostro paese e dei tanti problemi creati o aggravati dalla pandemia. Una situazione complessa, con equilibri come sempre fragilissimi, motivo per cui sbilanciarsi sarebbe sicuramente un errore.
Alla luce di ciò, proviamo comunque a fare un quadro generale riguardante il Reddito di Cittadinanza, il suo funzionamento e soprattutto lo scenario politico in cui è nato, è diventato fondamentale ed è stato addirittura riformato, molto di recente.
In particolare, proviamo a capire le prospettive che si delineano con l’attuale Governo guidato da Mario Draghi, ovviamente non scendendo in opinioni politiche, ma piuttosto cercando di anticipare quella che potrebbe essere la ragionevole strategia dell’Esecutivo ed intuendo gli scenari futuri.
Reddito di Cittadinanza 2022: l’opinione del Governo Draghi
Il primo e sicuramente complesso capitolo sul tema non può che riguardare il Governo Draghi. Parliamo di un Esecutivo molto vario, sostenuto da tante forze di maggioranza profondamente diverse tra loro, che tra le tante questioni ha affrontato anche il futuro di questa misura.
Prima di guardare al futuro, è necessario però guardare al passato ed ovviamente al presente. Il passato ci dice che da quando si è insediato l’ex Governatore della Banca Centrale Europea (Mario Draghi, naturalmente), c’è stato un certo scetticismo intorno al principale sussidio del nostro paese. Perché?
Semplicemente perché il premier non sembra simpatizzare particolarmente per misure assistenzialistiche e spesso ci sono state anche tante notizie alimentate da voci di corridoio. Nonostante questo, possiamo dire che questo scetticismo è reale e lo dice la storia ed il trascorso del premier stesso, ma non è detto che questo basti a decidere il futuro della misura, anzi.
In sostanza, possiamo dire che il Governo è nettamente contro uno spreco di risorse, qualunque sia l’ambito di applicazione, compreso evidentemente il Reddito di Cittadinanza. Il passato ci dice anche che la pandemia ha complicato ogni piano, soprattutto per quanto riguarda le decisioni non esattamente urgenti, come appunto le modifiche di questa misura.
Reddito di Cittadinanza 2022: la riforma è arrivata
Se quindi il passato è fatto di scetticismo (vero o alimentato) e di urgenze ben diverse, causa Covid, il presente è invece molto diverso. Si tratta innanzitutto della riforma del RdC arrivata a fine 2021 ed operativa a partire da inizio 2022. Una riforma che è il presente perché è appena entrata in vigore, ma anche perché il futuro è inevitabilmente la conseguenza proprio di questa riforma e gli effetti che genererà.
Alla luce di quanto detto, ecco che si intreccia anche il passato a questa riforma: al Governo Draghi certamente non piacevano gli sprechi causati dal RdC e neanche la logica eccessivamente assistenzialistica della misura; infatti, la riforma va proprio in questa direzione.
Da un lato, infatti, sono aumentati i controlli sui beneficiari di RdC e su chi inoltra la domanda, in modo da evitare il più possibile quanto tristemente accaduto (di frequente) negli scorsi anni, ovvero il fenomeno dei cosiddetti “furbetti del RdC”, che lo ricevevano senza averne diritto.
Per fare ciò, sono state stanziate risorse anche nella Legge di Bilancio 2022 (circa un miliardo di euro), mentre per l’altro aspetto della riforma si è agito sul meccanismo delle offerte lavorative. Senza dilungarci in maniera eccessiva, si è in sostanza attivato un sistema di controllo delle offerte lavorative pervenute ed eventualmente rifiutate da ogni beneficiario di RdC.
In questo modo, il Reddito di Cittadinanza cessa di essere visto da molti come un vero e proprio incentivo alla disoccupazione e diventa una misura attiva, pronta a decadere per chi rifiuta due offerte lavorative.
Reddito di Cittadinanza: uno sguardo al futuro
Prima di provare ad adottare una prospettiva di lungo periodo sul RdC, dobbiamo certamente ricordare che la legislatura che sostiene l’attuale Governo ha praticamente un anno di vita. Decisivo sarà, come sempre, l’equilibrio del Governo nel prossimo anno, ma anche le prospettive politiche che sono pronte a delinearsi nei prossimi mesi con vista proprio sulle elezioni.
Per quanto riguarda il Governo attuale lo sguardo è certamente rivolto agli effetti della riforma: funzionerà? Non funzionerà? Impossibile dirlo ora, dopo un solo mese abbonante, ma di sicuro la partita decisiva si gioca su questo fronte.
In caso di fallimento di queste misure introdotte, il Reddito di Cittadinanza dovrà essere quanto meno ripensato, perché continuerebbe ad avere tanti, troppi problemi. Soprattutto in confronto a quanto costa a bilancio per lo stato ed a quanto gli obiettivi che persegue sono oggettivamente importanti.
Dunque, un futuro incerto per una misura che però ad oggi è difficile immaginare che possa essere completamente cancellata. Magari revisionata, ancora una volta, oppure sostituita con un altro genere di sussidio sul modello di altri paesi europei.
Reddito di Cittadinanza: un bilancio
Infatti, una cancellazione del Reddito di Cittadinanza sarebbe molto impopolare, politicamente parlando, e le elezioni nel 2023 sono certamente troppo importanti per poter pensare ad un passo falso del genere. Detto ciò, è da considerare anche l’enorme platea di beneficiari che coinvolge.
Parliamo di circa 1,3 milioni di soggetti che hanno fatto domanda per riceverlo ed hanno avuto esito positivo, ma si sale a 3 milioni di soggetti se si considerano tutti i componenti dei nuclei familiari beneficiari del sussidio, oltre il 5% della popolazione.
Un dato molto importante che sottolinea certamente la rilevanza della misura e l’enorme peso che avrebbe una sua eventuale cancellazione. Il Governo è pronto a giocarsi un’importante partita in attesa di vedere i risultati delle novità già introdotte, con vista sul futuro politico ed economico del paese.
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