A seguito dell’approvazione della nuova Manovra finanziaria 2022, avvenuta dopo una serie di discussioni e di incontri tra il Governo Draghi, maggioranza, opposizione e i principali esponenti dei sindacati, si è finalmente raggiunti ad un accordo più o meno soddisfacente, anche in merito al tema delle pensioni.
Tuttavia, oltre alla necessità di definire una nuova struttura previdenziale che potesse andare a colmare la lacuna a causa della fine della Quota 100, avvenuta il 31 dicembre 2021, il Governo ora si ritrova a dover definire ancora delle linee guida convincenti per quanto riguarda la previdenza complementare, dunque per i fondi pensione.
In questo senso, per comprendere al meglio effettivamente quali sono i fondi pensione a rischio con la nuova riforma fiscale del 2022, è necessario prima di tutto capire quali sono le caratteristiche effettive del sistema della previdenza complementare, come funziona e come cambierà effettivamente nel 2022.
Fondi pensione: le caratteristiche della previdenza complementare
Come sottolineato anche all’interno del portale governativo ufficiale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la previdenza complementare rappresenta oggi un vero e proprio pilastro per il sistema pensionistico, andando così ad integrare al meglio la previdenza di base obbligatoria.
In effetti, è necessario sottolineare che l’obiettivo primario per cui è stata elaborata questa seconda tipologia di previdenza, attraverso l’istituzione di cosiddetti fondi pensione, è proprio quello di cercare di assicurare al meglio un futuro fatto di tutele pensionistiche per i lavoratori che smetteranno di svolgere la propria attività.
Per questo motivo, la previdenza complementare si basa su un ampio sistema di diverse forme pensionistiche, le quali consentono quindi di raccogliere il cosiddetto risparmio previdenziale, al fine di erogare nei confronti dei cittadini destinatari un assegno integrativo della pensione.
A titolo esemplificativo, inoltre, occorre anche ricordare che attualmente è possibile riconoscere differenti forme pensionistiche complementari. Tra queste: i fondi pensione negoziali chiusi, i fondi pensione aperti, i fondi pensione preesistenti ed i piani individuali pensionistici.
È chiaro, tuttavia, che il riconoscimento dei fondi pensione e, dunque, della pensione complementare, è strettamente correlato ai contributi versati da parte del datore di lavoro e dal lavoratore, oltre che dall’ammontare stesso e dalla durata del versamento di tali contributi.
Chi può accedere ai fondi pensione finora
Secondo quanto predisposto all’interno del D.lgs. 5 dicembre 2005 n. 252, l’articolo 2 chiarisce che possono essere considerati effettivi beneficiari del fondo pensione una serie di categorie differenti di cittadini.
In questo senso, rientrano nella possibilità di essere considerati destinatari della previdenza complementare non soltanto i lavoratori dipendenti del settore pubblico ma anche quelli dell’ambito privati.
Inoltre, rientrano anche i soci lavoratori ed i lavoratori con contratto subordinato di società cooperative di produzione e lavoro, così come anche altri lavoratori che hanno altre tipologie di contratto, come quello occasionale o a progetto.
Infine, possono accedere ai fondi pensione della previdenza complementare anche i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti nonché i cittadini che svolgono delle prestazioni non retribuite, sulla base di responsabilità di tipo familiare.
Quali sono i cambiamenti della riforma fiscale
La nuova riforma fiscale approvata da parte dell’esecutivo attualmente guidato dal premier Mario Draghi ha portato avanti una nuova linea di misure e di provvedimenti normativi che hanno inevitabilmente avuto conseguenze anche sul sistema previdenziale.
A questo proposito, come evidenziato anche dall’articolo di Pensionipertutti.it, la Legge di Bilancio 2022 non ha ancora soddisfatto al meglio i bisogni e le necessità dei lavoratori, sottolineate duramente da parte degli stessi esponenti dei sindacati, anche per quanto riguarda il tema del sistema della pensione complementare.
In effetti, la riforma fiscale ha certamente portato a risultati fortemente vantaggiosi, in vista del gap che si sarebbe andato a creare con la fine della formula di pensionamento anticipato della Quota 100, attraverso l’entrata in scena della Quota 102. Tuttavia, ciò che è certo è che, la nuova riforma non ha offerto delle basi solide per poter raggiungere una situazione più serena per i tantissimi cittadini che tra poco potranno richiedere l’accesso all’assegno previdenziale.
La proposta dei sindacati per i fondi pensione con la nuova riforma fiscale
Come più volte sottolineato da parte del segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, unitamente a Cgil e Cisl, occorre che il Governo faccia dei passi avanti anche per quanto riguarda il sistema della previdenza complementare dei fondi pensione, spesso non considerato abbastanza durante il battito sulle pensioni.
Effettivamente, al momento sono più di 3 milioni i lavoratori iscritti ai fondi pensione negoziali e quasi 10 milioni a tutti gli altri fondi pensione.
Per questo motivo, secondo i sindacati sarebbe opportuno riportare la tassazione sui rendimenti alla precedente aliquota fissata all’11%, senza procedere ad un ulteriore innalzamento delle aliquote a carico dei lavoratori. Infine, una seconda proposta avanzata dai sindacati in merito alla previdenza complementare riguarda la necessità di semplificare la tassazione legata alle quote di prestazioni che sono state maturate per i periodi precedente all’anno 2007.
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