Strettamente legati al tema delle pensioni, per ragion di cose, ci sono i contributi previdenziali. Per l’accesso alla pensione di vecchiaia, alle pensioni anticipate o precoci, viene richiesto il versamento di un certo di numero di contributi, oltre che aver raggiunto una certa età anagrafica.
I contributi per la pensione o contributi previdenziali si versano all’ente di previdenza e servono per la determinazione dell’importo della pensione.
Ma sai cosa sono i contributi per la pensione? Sai chi li versa?
In questo articolo, quindi, analizzeremo i contributi per la pensione, spiegando prima, in linea generale cosa sono e, poi, chi li versa e a cosa servono.
Contributi pensione: cosa sono?
Prima di parlare di contributi, è bene, un attimo parlare, in linea generale, della pensione. Come tutti sappiamo, la pensione è, sostanzialmente, una prestazione economica che viene erogata mensilmente, appunto, ai pensionati.
Si tratta, ovviamente, di un aspetto conosciuto da tutti, ma funzionale all’argomento dell’articolo: i contributi pensione.
Infatti, la pensione - sempre in linea generale - spetta a chi raggiunge determinati requisiti, faccia parte di alcune categorie e rispetti alcune condizioni e, inoltre, abbia maturato un tot di contributi versati.
Fermiamoci sui contributi previdenziali. Come si legge sul sito dell’Inps, i contributi non sono altro che un “premio assicurativo”. Un’analogia che già ci fa capire meglio di cosa si tratta.
Ma scendiamo più a fondo: i contributi per la pensione vengono versati agli enti previdenziali, per ogni rapporto lavorativo.
Per avere un quadro ancora più chiaro, citiamo cosa è scritto sul sito laleggepertutti.it:
“I contributi previdenziali rappresentano una sorta di tassa sulla retribuzione erogata dal datore di lavoro al lavoratore subordinato oppure sul reddito da lavoro”.
Per quali pensioni si devono maturare un tot di anni di contribuzione? Il versamento dei contributi serve per le pensioni dirette, ovvero quella di vecchiaia, quella anticipata oppure quella di inabilità.
Ma sai che ci sono diversi tipi di contributi? Andiamo a scoprire quali sono e quali sono le differenze!
Tipologie di contributi previdenziali: ecco quali sono!
I contributi previdenziali sono di cinque tipi, ognuno con caratteristiche particolari. Iniziamo l’analisi del primo tipo, ovvero i contributi obbligatori.
Si tratta di contributi che si versano per tutta la durata del lavoro. Vi è una differenzatra i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi e i liberi professionisti. I contributi, per i primi, li versa in parte lo stesso lavoratore e in parte il datore di lavoro. Invece, i contributi per i lavoratori autonomi e per i liberi professionisti li deve versare interamente il lavoratore.
Il secondo tipo sono i contributi figurativi. Questo tipo di contributi vengono versati dall’ente di previdenza. Si tratta di contributi obbligatori per la maternità, la cassa integrazione, la malattia e così via. Ma possono essere anche richiesti dal lavoratore, per esempio, in caso di congedo parentale, servizio civile e molto altro.
Vi sono, poi, i contributi volontari, che vengono versati volontariamente dal lavoratore. Si tratta, in questo caso, di contributi che sono deducibili dal reddito imponibile e si versano per raggiungere il numero di anni necessari all’accesso alla pensione, se non si lavora.
I contributi da riscatto sono sempre versati volontariamente dal lavoratore e sono utili per coprire i periodi senza contribuzione come, per esempio, gli anni impiegati per laurearsi.
Infine, ci sono i contributi da ricongiunzione. Questa tipologia di contributi si riferiscono ai lavoratori che sono stati impiegati in più attività lavorative. A cosa servono, quindi? Ad addizionare tutti i versamenti contributivi.
Contributi pensione: chi li versa? Differenza tra autonomi, professionisti e dipendenti!
È arrivato il momento di rispondere ad una delle domande che ci siamo posti all’inizio: chi deve versare i contributi?
Come abbiamo detto in precedenza, tutti i lavoratori sono tenuti al versamento dei contributi previdenziali all’Inps oppure alle altre casse di appartenenza.
Il lavoratore deve versare personalmente i contributi? Il versamento dei contributi viene effettuato dal datore di lavoro. Vediamo in che modo: il datore di lavoro provvede a versare la sua parte di contribuzione che, per sommi capi, ammonta a circa 2/3 e la parte del lavoratore. In che modo? Applica una trattenuta sullo stipendio lordo mensile del dipendente.
Ovviamente, essendo il datore di lavoro tenuto al pagamento dei contributi, è lui stesso responsabile di fronte alla legge. D’altro canto, anche il lavoratore deve mostrare interesse al versamento dei contributi, verificando che il datore di lavoro li abbia o meno versati realmente.
A questo punto, potreste domandarvi in che modo. È sufficiente verificare la Certificazione Unica che il datore di lavoro rilascia annualmente; oppure può collegarsi sul sito dell’Inps e richiedere un estratto contributivo.
Fino a questo punto ci siamo riferiti, unicamente, al caso dei lavoratori dipendenti.
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, invece, il versamento dei contributi è completamente a carico loro e li devono pagare, personalmente, alla propria cassa. E i professionisti per i quali non esiste una cassa previdenziale? In quel caso, i contributi devono essere versati alla Gestione Separata dell’Inps.
Contributi pensione: ecco a quanto ammontano!
Per concludere questa breve guida, occupiamoci, infine, di un'altra questione, ovvero a quanto ammontano i contributi.
Ci sono alcuni casi in cui il versamento dei contributi non varia. Invece, in altri casi, l’ammontare dei contributi da pagare si calcola in percentuale sulla retribuzione imponibile e sul reddito da lavoro. Di quale percentuale parliamo? Si tratta di un’aliquota contributiva che varia in base ad alcuni fattori che sono, per esempio, l’ente previdenziale di appartenenza, il settore lavorativo e così via.
Ma non variano in base solo ad elementi di questo tipo. Le aliquote variano anche in base a modifiche annue che sono effettuate dall’Inps e dall’Inail.
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