Calcolo della pensione: ecco come farlo!

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 22/03/2022 13:53

Prima o poi, tutti raggiungono l’età per andare in pensione. Naturalmente, sono necessari alcuni requisiti particolari. Ma con i continui cambiamenti, riforme, proroghe e sempre novità dietro l’angolo, calcolare quando andare in pensione e, soprattutto, con quanto, non è semplice come lo era una volta.

Tuttavia, sono disponibili diversi simulatori online per calcolare la propria pensione. Sul sito dell’Inps, per esempio, è disponibile per tutti i cittadini un comodo e semplice strumento che permette di simulare non solo la propria pensione, ma molti altri servizi. Ovviamente, il simulatore si basa sulla normativa di legge vigente.

È arrivato il momento di spiegare come si esegue il calcolo della pensione. Naturalmente, faremo un focus approfondito sulle differenze che intercorrono tra il contributivo, quello retributivo e, infine, il sistema misto.

Calcolo della pensione: montante contributivo. Cos’è e a cosa serve!

Il primo passo da fare è capire cos’è il montante contributivo, indispensabile per effettuare il calcolo dell’importo pensionistico nel sistema contributivo.

Pertanto, devi sapere che per montante contributivo si intente la somma complessiva di tutti i contributi che il lavoratore ha maturato durante l’intera carriera lavorativa. 

Dobbiamo capire il perché si tratta di un parametro indispensabile. Leggiamo la spiegazione riportata sul sito pmi.it:

“[…] il montante individuale rappresenta il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni di lavoro ai fini pensionistici”.

La definizione che abbiamo appena menzionato è molto chiara. Chiarito cosa si intente per montante contributivo, il secondo passo è spiegare la sua funzione

Forniamo una breve spiegazione, dicendo che si deve, semplicemente, effettuare una moltiplicazione tra il montante contributivo e il coefficiente di trasformazione

Il coefficiente di trasformazione è un parametro legato all’età anagrafica in cui il lavoratore esce dal mondo del lavoro.

Il risultato scaturito dalla moltiplicazione si deve, poi, dividere per tredici mensilità.

Calcolo della pensione: differenze tra retributivo e contributivo!

Sentiamo spesso parlare delle enormi differenze, in termini di svantaggio e vantaggio, tra il sistema contributivo e il sistema retributivo.

Infatti, a seconda di un sistema o dell’altro, cambia il meccanismo di calcolo. Ripetiamo cosa abbiamo detto prima, per capire meglio le differenze: con il sistema contributivo si devono considerare tutti i contributi versati durante la carriera lavorativa.

Tutt’altra storia per il sistema retributivo. In questo caso, per calcolare la pensione, si devono considerare le ultime retribuzioni.

Non resta che capire il perché la pensione calcolata con il sistema retributivo è più vantaggiosa? Sicché si basa sulle ultime retribuzioni versate dal lavoratore, generalmente, esse risultano essere molto più alte, in relazione agli scatti di anzianità oppure alle promozioni avute all’apice della carriera lavorativa.

In termini pratici, la pensione che andrà a ricevere il lavoratore non differirà di molto rispetto all’ultimostipendio percepito. Ciò non avviene, invece, a coloro che accedono alla pensione con il sistema di calcolo contributivo. Per i secondi, così come abbiamo spiegato prima, la pensione si calcola sul totale dei contributi.

Per capirci meglio, se vogliamo fare un paragone, a parità di età anagrafica e di contributi versati, la pensione contributiva è più bassa rispetto a quella retributiva.

Calcolo della pensione: ecco come funziona la pensione retributiva!

Dopo una breve spiegazione sul calcolo delle pensione contributiva e dopo aver analizzato quali sono le principali differenze con la pensione retributiva, è arrivato il momento di concentrarci sulla seconda.

Come funziona il sistema retributivo? Facciamo qualche cenno generale su questo sistema di calcolo.

Abbiamo già anticipato che nel sistema retributivo, per calcolare la pensione si devono considerare gli ultimi stipendi percepiti dal lavoratore.

Il lavoratore, quindi, percepirà un assegno pensionistico quasi equivalente - di poco inferiore - allo stipendio lavorativo.

Tuttavia, il sistema retributivo che è, a conti fatti, quello più vantaggioso, non è più quello prevalente, anche perché risultava essere troppo costoso per lo Stato. 

Infatti, il metodo retributivo è stato riformato con la Riforma Dini e “riconvertito” in sistema misto. Successivamente, la Legge Fornero ha aperto la strada al sistema di calcolo contributivo.

Abbiamo citato il sistema misto; passiamo ad analizzare chi vi rientra e come funziona.

Calcolo della pensione: cos’è il sistema misto?

Il sistema “misto” si chiama così proprio perché si compone di due sistemi di calcolo: quello retributivo e quello contributivo.

Infatti, per calcolare la pensione si deve utilizzare sia la quota derivata dal sistema di calcolo contributivo, sia quella derivata dal sistema di calcolo retributivo. Attenzione, però, si deve seguire lo schema che andremo ad indicare, qui di seguito.

I lavoratori che al 31 dicembre del 19995 hanno meno di diciotto anni di contributi versati, riceveranno una parte della quota di assegno fino alla data appena indicata, in base al sistema di calcolo retributivo. Per i contributi versati a partire dal 1° gennaio del 1996 fino alla fine della carriera lavorativa, il calcolo verrà effettuato utilizzando il sistema contributivo.

Situazione ben diversa, per chi al 31 dicembre del 1995 ha maturato più di diciotto anni di contributi, fino al 31 dicembre del 2011, il calcolo verrà effettuato con il sistema retributivo; i restanti anni di lavoro, invece, saranno calcolati, ai fini pensionistici, con il sistema contributivo.

Calcolo della pensione: cosa è successo con la riforma Fornero?

La riforma Fornero è intervenuta dopo la riforma Dini, aprendo la strada al solo calcolo contributivo della pensione. 

Infatti, la legge ha stabilito che il sistema contributivo si deve applicare anche ai lavoratori che hanno versato diciotto anni di contributi al 31 dicembre del 1995. Inoltre, a partire dal 1° gennaio del 2012, il metodo contributivo è diventato l’unico metodo di calcolo.

 

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