Quando si prendono in considerazione le Borse mondiali, è uso riferirsi sempre agli indici più conosciuti. Che si tratti del nostrano FTSE MIB, o del DAX30 tedesco, del CAC40 francese, dell'IBEX25 spagnolo, del FTSE100 inglese o degli ancora più famosi Dow Jones, S&P500 o NASDAQ100, sono gli indici principali quelli che sono sempre più citati e le cui azioni sono le più esaminate, coperte e su cui si investe di più.
L'Italia, ovviamente, non fa eccezione.
Anche da noi l'indice principale, il FTSE MIB, appunto, è il più coperto mediaticamente. Come sanno, questo indice riguarda le 40 azioni italiane a maggior capitalizzazione. La crème de la crème di ciò che è quotato in Borsa, attenzione, non di ciò che c'è, come imprese, nella nazione Italia.
Perché purtroppo, da noi, non tutte le imprese che dovrebbero e potrebbero si quotano in Borsa.
Una riprova? A fronte di molti titoli industriali e bancari quotati a Milano, aziende come Ferrero, Barilla, Cimolai, Fagioli, GSE, MSC, Techint, Coop, Conad, Edizione, Selex, Ferrovie dello Stato, Esselunga, Wind Tre, Parmalat, Eurospin, Marcegaglia, Granarolo, solo per citarne alcune, non sono quotate.
La motivazione? Scelte aziendali, ovviamente, e la non necessità (supposta, e derivante da dette scelte) di rivolgersi alla Borsa perché le banche con cui usualmente collaborano sono più che propense ad aprire linee di credito ogni volta che queste imprese bussino alle loro porte.
L'importanza della capitalizzazione per un'impresa
Perché questa caratteristica è così importante? Fondamentalmente per due fattori.
Il primo è che una maggior capitalizzazione di Borsa indica una forza societaria. Il secondo è una diretta derivazione del primo. Da questa forza nasce l'inclusione o meno nell'indice principale. Tutte le aziende che abbiano nominato, se si quotassero, entrerebbero di diritto nel FTSE MIB, che quindi andrebbe rivisto escludendo la società a minor capitalizzazione tra quelle attualmente presenti.
E l'inclusione nell'indice principale significa maggior copertura mediatica e maggior interesse da parte degli analisti e quindi, in ultima istanza, degli investitori, siano essi retailer che, soprattutto, istituzionali.
I titoli delle società a maggiore capitalizzazione finiscono nei fondi e negli ETF di tutto il mondo, ed anche nei portafogli di alcuni fondi sovrani, sia indirettamente che direttamente.
E' quindi basilare avere una buona capitalizzazione di Borsa. Ma quanto è necessario per essere considerati un'azienda che incominci ad attrarre l'attenzione degli investitori e dei media, ad essere ben scambiata come azioni e, quindi, ad essere considerata liquida?
Gli indici italiani
Su Borsa italiana sono presenti diversi indici che, nel complesso, costituiscono la totalità delle 400 e poco più società italiane quotate.
Come tutti sanno il FTSE MIB è quello delle 40 più importanti, lo abbiamo già detto, e queste aziende hanno una capitalizzazione maggiore di 1 miliardo di euro. Tutte le azioni italiane sono comprese nell'indice FTSE All Share, mentre quelle a media capitalizzazione, che vanno da 40 milioni di euro a 1 miliardo, sono le aziende che compongono l'indice FTSE Mid Cap.
Le azioni sotto i 40 milioni di euro fanno poi parte di un altro indice, il FTSE Small Cap.
Ci sono poi altri tre indici, pressoché sconosciuti al grande pubblico, ma ovviamente notissimi agli addetti ai lavori. Sono il FTSE Italia STAR, il FTSE Italia Brands, e il FTSE AIM Italia.
Il primo comprende titoli a media capitalizzazione, e per farne parte bisogna che le azioni coinvolte presentino particolari caratteristiche di corporate governance, liquidità del titolo e trasparenza.
Il secondo comprende invece i migliori brand per innovazione, creatività, intuito imprenditoriale ed eccellenza.
Presenta la caratteristica di non essere un indice inclusivo di società a se stanti, ma di essere un coacervo di società che siano già presenti su altri indici, ma che comunque presentino anche le caratteristiche sopra delineate.
Il terzo è un indice composto da piccole e medie imprese con un alto potenziale di crescita.
Perché le azioni a media capitalizzazione sono così interessanti?
Ci sono diversi motivi per cui queste azioni rivestono, o possono rivestire, un interesse particolare per un investitore.
Innanzitutto queste azioni sono le più serie candidate a diventare titoli a grande capitalizzazione e, quindi, ad entrare in quella sfera di influenza a cui accennavamo prima, che è certa di fornire maggiore valore al titolo stesso. In alcuni casi, cosa affatto infrequente, visto che tutti gli indici italiani sono rivisti trimestralmente, alcune mid cap in precedenza erano large cap o, come le chiamano gli inglesi, blue chip.
La loro presenza, causa downgrade, nell'indice "inferiore", a seguito di una revisione trimestrale, è un indice prezioso per valutarne il valore.
Come è facile intuire, se una società era una blue chip e diventa una mid cap, ha perso di valore. Può anche essere stata punita eccessivamente dal mercato, ed a volte succede ma, il più delle volte, riflette una reale perdita di valore della società stessa, per i motivi più disparati. E' quindi chiaro che investirvi, soprattutto subito dopo il declassamento, potrebbe non essere conveniente.
Ma il più delle volte capita il primo caso.
Una società entra a far parte delle mid cap salendo dalle small cap, scala la capitalizzazione e, di solito, dopo diversi anni, arriva in cima e può aspirare ad essere una big cap.
E' quanto successo alla Juventus, per esempio.
Da titolo molto piccolo e sottile, la squadra più famosa d'Italia, di proprietà della famiglia Agnelli e controllata dalla finanziaria Exor (anch'essa quotata), ha scalato tutte le classifiche, entrando un po' di tempo fa a far parte del FTSE MIB. Ovviamente la sua capitalizzazione e, di conseguenza, il suo valore, sono cambiati di conseguenza.
Dalla quotazione, anni fa, la Juve è arrivata a valere 1,42 euro ad azione. Ma da quando è uscita dal FTSE MIB, il valore del titolo è calato fino a 0,82 euro attuali.
Ci sono azioni a media capitalizzazione interessanti?
Certo che sì, ed è proprio a queste che vogliamo dare un'occhiata, proprio in virtù del discorso del loro potenziale apprezzamento.
Il criterio che ci fa nominare quanto state per leggere, in preferenza rispetto ad altri titoli, è la relativa sottovalutazione di tali aziende, unite ad un'opinione molto favorevole degli analisti sul loro acquisto al momento. I titoli in questione sono Avio, Banca IFIS, Credito Emiliano, Credito Valtellinese, Danieli e UnipolSai.
Avio
Avio SpA è un'azienda che opera nel settore della propulsione solida, liquida e criogenica e della propulsione tattica.
La Società si occupa della costruzione e dello sviluppo di lanciatori spaziali e di sistemi di propulsione solida e liquida per i viaggi spaziali. Offre principalmente lanciatori spaziali con i nomi Vega e Ariane.
La Società è coinvolta nelle attività di ricerca e sviluppo attraverso collaborazioni di ricerca con università e centri di ricerca, nonché attraverso collaborazioni tecniche e operative con agenzie spaziali, come l'Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Banca IFIS
Banca IFIS SpA è una banca impegnata principalmente nel settore dei crediti commerciali, dei non performing loans e dei crediti tributari.
Ha cinque divisioni, che sono Banca IFIS, Banca IFIS International, Banca IFIS Pharma, Toscana Finanza e Fast Finance, quest'ultima attiva soprattutto nel settore dei crediti tributari.
Inoltre, la Banca fornisce servizi di investment banking attraverso GE Capital Interbanca SpA. È attiva in Italia e all'estero, tra gli altri in Polonia, Romania, Ungheria e India.
Opera attraverso il Gruppo Interbanca e Cap.Ital.Fin.
Credito Emiliano
Credito Emiliano SpA (Credem) è una holding attiva nel settore bancario.
Suddivide le sue attività in quattro segmenti.
Commercial Banking e Bancassurance sono quelli eminentemente bancari. Il settore Finanza comprende la gestione del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, sul portafoglio investimenti e sul portafoglio di negoziazione. Il settore Altro comprende i Magazzini Generali delle Tagliate, oltre a tutte le funzioni di supporto all'operatività dei settori Commercial Banking e Finanza.
Fonte: News
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