Pensioni: in arrivo una rivoluzione! Ecco la riforma Inps

27/04/2021 18:13

Pensioni: in arrivo una rivoluzione! Ecco la riforma Inps

Politica in fermento, ma anche l'Inps non tace, sulla possibile riforma delle Pensioni del dopo Quota 100. Ormai è pacifico che il 31 dicembre 2021 terminano i tre anni sperimentali di Quota 100, introdotta nel 2019 dal governo giallo-verde.

Un sistema per consentire di anticipare la pensione a chi raggiunge entro il 31 dicembre 2021, 38 anni di contributi e 62 anni di età. Tante le proposte in campo: dal quota 41 per tutti, al Quota 100 solo per mansioni logoranti, fino alla proposta dell'Inps di dividere in due la pesnione. Ciò che è certo al momento, è che dal 1 gennaio 2022,  ritorna la pensione di vecchiaia a 67 anni.

Nessuna riforma delle Pensioni: a 67 anni dal 2022

Dal 1 gennaio 2022, andare in pensione richiederà il conseguimento di un'età anagrafica di 67 anni.

Infatti rispetto a chi potrà far valere entro la fine del 2021 un'età di 62 anni e con 38 anni di contributi, dal 1 gennaio 2022 si devono aggiungere altri 5 anni. Si tratta del maxi scalino che fa ritornare in auge la riforma Fornero, che non piace a diversi esponenti politci che preferiscono una maggiore flessibilità in uscita, anche pr consentire il ricambio generazionale.
L'alternativa ai 67 anni di entà, per la pensione di vecchiaia, c'è la pensione di anzianità che si matura con il requisito contributivo a 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e per le lavoratrici 41 anni e 10 mesi. 

Proprio il tema del lavoro per i giovani è al centro del dibatitto su quale possa essere la riforma che coniughi flessibilità, uscita anticipata per i lavoratori ed ingresso nel mondo del lavoro di chi ha finito la scuola sia esse universitaria che professionale.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, preme un quota 41 per tutti, indipendentemente dall'età anagrafica.

Ma questo deve fare i conti con le risorse e con le posizioni delle altre fazioni politiche. Resiste anche l'APE sociale.

Pensioni: Quota 41 per tutti

Matteo Salvini mette in guardia la maggioranza di Governo e lancia la sua offensiva sulla riforma delle pensioni: non al ritorno alla legge Fornero, ritenuta inaccettabile; SI invece ad andare verso “quota 41”.

Le motivazioni sono in queste parole

per garantire quel ricambio generazionale e quelle opportunità di futuro si giovani che altrimenti sarebbero negate.

Intanto il riferimento alla fine di “quota 100” (misura comunque destinata a concludersi con l’anno in corso) è scomparso dal testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

L'idea di Quota 41 è quella di consentire ai lavoratori con 41 anni di contributi e con qualsiasi età anagrafica di andare in pensione.

Questa formula premia molto chi ha iniziato a lavorare giovanissimo. Ed infatti già oggi il Quota 41 è concesso a chi ha lavorato almeno 12 mesi prima del compimento dei 19 anni. Coloro che si trovano in questa situazione potranno far valere 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2026.

beneficiari di questa misura, devono però soddisfare alcuni requisiti. 

Disoccupati

Possono richiedere di andare in pensione con Quota 41 quei lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione a causa di licenziamento, anche collettivo, o licenziamento per giusta causa.

Caregivers 

Anche per queste figure speciali, è possibile andare in pensione con 41 anni di contributi.

L'altro requisito è quello di assistere da almeno sei mesi, il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. 

Invalidi

Siano in possesso di una certificazione rilasciata dalle commissioni medico legali dell'AUSL che riconoscano l'invalidità civili di grado almeno pari al 74 per cento.

Lavori Gravosi

Per questi lavoratori, l'esercizio dell'attività lavorativa si sia concentrata su lavori logoranti incluso le attività alla linea catena, i lavori notturni, la conduzione di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo.

 

Pensioni: le altre ipotesi in campo

Fermo restando che è necessario studiare una riforma del sistema pensionistico e che dal 2022 l'unica certezza è l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni, quali possono essere le ipotesi di riforma su cui discutere? 

Quota 92 potrebbe essere una prima strada.

E' una proposta avanzata da Graziano Delrio. La misura Quota 92 sarebbe riservata ai lavoratori che svolgono mansioni usuranti, che potrebbero andare in pensione con un minimo di 30 anni di contributi e 62 anni di età. L’introduzione della misura Quota 92 comporterebbe però un taglio di almeno il 3% (forse di più), sull'assegno, con conseguente perdita di denaro da parte dei lavoratori. 

Quota 102 potrebbe essere un'altra strada percorribile: si conservano i 38 anni di contribuzione ma l'età anagrafica passa a 64 anni, dunque con un incremento di altri 2 anni di lavoro per chi nel 2022 avrebbe compiuto 62 anni.

Questa strada potrebbe interessare circa 150.000 persone all’anno, che potrebbero lasciare in anticipo il mercato del lavoro, rinunciando però al 5% del trattamento previdenziale "completo" che riceverebbero se restassero al lavoro fino ai 67 anni. 

La riforma delle pensioni secondo l'Inps

Alcuni giorni fa era apparsa la notizia che l'Inps si troverebbe un tesoretto di circa 1,11 miliardi di euro per effetto del risparmio legato alle minor pensioni pagate nell'anno 2020 a causa dei decessi per Covid.

Oltre 95.000 persone over 65 anni sono decedute a causa del Covid. Poichè i morti sono stati quelli in fascia da pensione o prossimi alla stessa, l’impatto sul bilancio dell’Inps é stato ragguardevole. 

Effettuando una proiezione sul decennio 2020-2029 e tenendo conto anche dell'aspettativa di vita come rilevata dall'Istat nel 2019, emerge che il risparmio per l'Inps sarà pari a 11.9 miliardi di euro.

Cosa fare di questo tesoretto? Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, probabilmente anche in virtù di questa minor spesa, ha avanzato una possibile proposta durante il convegno “Pensioni: 30 anni di riforme”.

L'anticipo pensionistico per la parte contributiva si potrebbe dare a 62-63 anni - ha spiegato - mentre il resto (la quota retributiva) la si otterrebbe a 67 anni.

Si potrebbe poi studiare di chiedere un anno in meno di contributi per ogni figlio e un anno in meno ogni 10 anni di lavori usuranti/gravosi.

Proprio sui lavori usuranti, Tridico ha anche ribadito che ci dovrebbero essere requisiti più bassi , come per esempio l'aspettativa di vita che cambia con il variare della tipologia di lavoro. 

Infine Tridico ha anche proposto un

pensionamento anticipato sperimentale nel periodo post-pandemico per i cosiddetti “lavoratori fragili” (es.

i lavoratori immunodepressi e i pazienti oncologici). E' una platea non particolarmente estesa, ha spiegato, che richiederebbe costi molto minori rispetto, ad esempio, a quota 100.

Per maggiori approfondimenti si leggano anche Riforma pensioni: tutti a 67 anni! Chi si salva e Riforma pensioni: come salvarsi con APE sociale e Quota41.

 

Autore: Gianni Carbone Fonte: News Trend Online

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