L'importanza delle infrastrutture e della logistica ad esse collegate è fondamentale per un mondo ampiamente interconnesso e globalizzato come il nostro, ed abbiamo già affrontato la questione del perché investire in questo settore sia redditizio in questo articolo.
Stavolta vogliamo affrontare la questione da un altro punto di vista, approfittando di ciò che sta accadendo negli Stati Uniti.
Come tutti sapranno, e come noi abbiamo descritto ampiamente in quest'altro articolo, l'elezione di Joe Biden come 46° Presidente degli USA cambia molte cose.
Uno dei punti nodali della presidenza Biden sarà proprio il settore infrastrutture, che da anni negli Stati Uniti è fonte di discussione perché necessita di un ampio ammodernamento in molte sue parti.
In pratica una sorta di rivoluzione pari a quella della creazione del sistema delle interstate highways, che fu iniziato nel 1956 dal Presidente Eisenhower.
Questo ampio ammodernamento riguarderà strade, ponti, ferrovie, porti, ma anche scuole, servizi a banda larga e energia pulita, che poi è l'altro grande piano che il Presidente Biden intende implementare negli USA per staccarli definitivamente da una dipendenza dai combustibili fossili ancora molto forte, sebbene in riduzione.
I democratici, proprio quest'anno, hanno già presentato un piano, il Moving Forward Act, che però è stato respinto dal Senato, allora a maggioranza repubblicana.
Ma oggi la situazione è cambiata, col voto supplementare in Georgia, e la parità 50-50 tra i due storici partiti è in realtà un vantaggio per i Dem perché il Vicepresidente (Kamala Harris) è anche il presidente del Senato, e vota lì.
Il Moving Forward Act
E' quindi evidente che il Moving Forward Act verrà ripreso e, magari con qualche modifica, sicuramente implementato, anche perché qualunque nazione che si trovi in difficoltà economiche, e gli USA sotto Trump e la pandemia lo sono parecchio, si rivolgerà a massicci piani infrastrutturali per far lavorare le persone senza lavoro, che in America sono ancora 10 milioni rispetto a prima della crisi.
Se si pensa che l'intro sistema di autostrade interstatali è costato, dal 1956 al 1992, più di 500 miliardi di dollari, il nuovo intervento infrastrutturale prevede il triplo, cioè 1,5 trilioni di dollari, di interventi.
Come si svilupperanno?
Per ciò che concerne le infrastrutture propriamente dette, strade e ponti riceveranno oltre 300 miliardi di dollari di investimento, con priorità al miglioramento di ciò che c'è già già, comprese decine di migliaia di ponti strutturalmente carenti. Inoltre il piano investirà più di 100 miliardi di dollari per mettere in circolazione più autobus a emissioni zero, aggiungere nuovi percorsi e fornire un servizio più affidabile, con il risultato di avere migliori opzioni di transito e meno auto monoposto che intasano le autostrade.
Il piano modernizzerà le infrastrutture per ridurre gli ingorghi e risolvere i colli di bottiglia, e renderà le strade più intelligenti e sicure per tutti gli utenti, compresi i pedoni e i ciclisti.
Ci saranno poi 1,4 miliardi di dollari in infrastrutture per la ricarica di carburanti alternativi, con enfasi su quelli elettrici.
Il piano triplicherà i finanziamenti per l'Amtrak (la rete ferroviaria a lunga percorrenza) a 29 miliardi di dollari, consentendo l'aggiornamento e l'espansione della rete ferroviaria passeggeri.
Infine, finanzierà il dragaggio e la manutenzione essenziale della rete di porti e canali.
Ovviamente non finisce qui, perché c'è molto altro. Quel che conta è che la cifra che verrà investita è realmente notevole, ed in grado di far fare un ulteriore balzo avanti all'America in un momento decisivo della storia, quale quello post-pandemia.
Cosa sono gli investimenti infrastrutturali?
Gli investimenti in infrastrutture sono una forma di "beni reali", che contengono beni fisici che vediamo nella vita di tutti i giorni come ponti, strade, autostrade, sistemi fognari o energia.
Un tale tipo di asset è piuttosto cruciale per lo sviluppo di un paese. Spesso gli investitori investono in infrastrutture in quanto non sono cicliche, e offrono flussi di cassa liberi stabili e prevedibili. Perché investire in infrastrutture e non solo in aziende pubbliche? La risposta si riduce alle interessanti caratteristiche finanziarie delle infrastrutture.
Flussi di cassa stabili e costanti.
Il potenziale di flussi di cassa costanti è una delle principali caratteristiche di attrattiva delle infrastrutture. Esse creano flussi di cassa costanti e prevedibili, dato che l'attività viene spesso fornita con un modello di reddito regolamentato e contrattualizzato.
Ad esempio, un sistema fognario di nuova costruzione potrebbe includere un contratto governativo da gestire per il prossimo decennio.
Quindi, a meno che il governo non fallisca (una possibilità minima nei mercati sviluppati), i flussi di cassa sono decisamente abbastanza prevedibili.
Non ciclico. Mentre il piccolo ristorante all'angolo della strada potrebbe andare in bancarotta durante una lunga recessione economica (ed è quello che, purtroppo, sta avvenendo ovunque durante la pandemia), lo stesso rischio non vale per i beni infrastrutturali.
Come accennato in precedenza, i beni infrastrutturali, come ponti e strade, sono fondamentali per lo sviluppo di un Paese, il che significa anche che saranno ancora pesantemente utilizzati a prescindere dallo stato di avanzamento dell'economia.
Bassi costi variabili. Le infrastrutture hanno costi marginali estremamente ridotti per ogni utilizzo, del tutto trascurabili.
Utilizzando un ponte, ad esempio, ogni auto che lo percorre porterà costi variabili estremamente piccoli.
Elevata leva finanziaria. La leva finanziaria è l'importo che viene assunto. Dato che l'infrastruttura fornisce flussi di cassa stabili e prevedibili, può assumere elevati livelli di leva finanziaria, con conseguenti costi di interesse elevati.
Rischi dell'investimento nelle infrastrutture
Sfruttamento.
Sebbene la leva finanziaria sia una caratteristica comune delle infrastrutture, essa rappresenta comunque un rischio. Elevati importi di leva finanziaria comportano elevati importi di interessi da pagare. Se le capacità di generare reddito sono sufficienti a far corrispondere gli interessi, allora questo sarebbe un rischio enorme per l'asset.
Rischio ESG.
Il rischio ESG, noto anche come rischio ambientale, sociale e di governance, è sempre una parte importante da considerare per le infrastrutture. Ad esempio, quando si costruisce una grande autostrada o un ponte attraverso una certa regione, l'infrastruttura può disturbare la comunità sociale della zona.
Inoltre, la fase di costruzione può causare inquinamento e rischi ambientali, che devono essere presi in considerazione.
Politico. Il fattore politico gioca più che altro un effetto macro sulle infrastrutture. Governi diversi avranno posizioni diverse sullo sviluppo delle infrastrutture e su come regolarle.
Le attività nei mercati emergenti, come il Brasile o l'India, affrontano un rischio politico più elevato rispetto a un Paese come gli Stati Uniti o l'Italia.
Investire in infrastrutture. Le azioni italiane
Il grandissimo piano infrastrutturale americano è chiaramente di interesse per moltissime società quotate, vista la sua ampiezza, la grandiosità di finanziamenti previsti e le vaste aree di interesse che comprende.
Anche le società quotate a Piazza Affari hanno ampie possibilità di essere interessate a questo piano. Vediamo quali sono.
Prima di tutto il settore cemento, che vede Buzzi Unicem e Cementir protagoniste.
La prima in America genera il 55% del proprio EBITDA, in pratica il proprio MOL (margine operativo lordo), cioè l'indicatore di redditività di un'impresa, la seconda il 9%.
Poi ci sono le infrastrutture vere e proprie, che come player italiani vedono Webuild, che con la controllata americana Lane generà laggiù il 20% del proprio fatturato, e la Trevi, che in USA di fatturato ne fa il 22%.
Il settore cavi, ad ogni livello, non può certo mancare in ambito infrastrutturale, e quindi ecco Prysmian, che in America fattura il 25% dei propri affari.
Non si costruisce niente senza macchine industriali, e quindi è evidente che CNH Industrial, del gruppo FCA, sarà protagonista, essendo metà dei suoi affari in America.
La stessa cosa si può dire per Interpump, tra i leader mondiali delle pompe ad acqua e del settore oleodinamico, e che negli Stati Uniti genera quasi il 30% del proprio fatturato.
Investire in infrastrutture.
Le azioni mondiali
Sempre nel settore cemento, difficile prescindere da veri e propri colossi mondiali del settore, come l' Fonte: News Trend Online