The Walt Disney Company annuncia i risultati trimestrali ma per Wall Street l'unica cosa che conta è lo streaming. Mancava solo il colosso dell'entertainment di Burbank, tra i big del nuovo settore, all'appuntamento con i conti.
Netflix li aveva già comunicati (con effetti drammatici al Nasdaq, avendo annunciato la prima contrazione nel numero di abbonati dall'ottobre 2011) e altrettanto aveva fatto la neonata Warner Bros Discovery (così come i due gruppi che non sono pure play nello streaming, e quindi giocano su un piano diverso, ovvero Apple e Amazon.com).
Wall Street attendeva Disney e ha puntato i riflettori solo sullo streaming, di certo non ancora il core business del colosso dell'entertainment di Burbank (se mai lo sarà), nonostante i risultati del secondo trimestre (chiuso lo scorso 2 aprile) presentino più di una criticità.
Wall Street nei risultati di Disney guarda solo allo streaming
E sullo streaming Disney è andata in altalena nel mercato esteso.
Il titolo, che aveva chiuso in declino del 2,19% al Nyse mercoledì, ha inizialmente segnato un rally superiore al 3% in after hours grazie al dato sugli abbonati totali alla sua piattaforma Disney+: 137,7 milioni, contro i 129,8 milioni di fine 2021 e i 135,1 milioni del consensus di FactSet.
Successivamente tuttavia Disney ha sfiorato un crollo del 5% dopo che la chief financial officer Christine McCarthy ha evidenziato l'aumento dei costi che il gruppo deve affrontare e ha avvertito che la crescita degli abbonati nel secondo semestre potrebbe essere stata danneggiata dalla solida performance registrata nella prima parte dell'esercizio.
Disney in altalena a Wall Street su dubbi per business streaming
In pratica anche Disney, pur non ammettendolo direttamente, indica quanto il mercato dello streaming, nonostante sia un business decisamente giovane, si stia già avviando verso una saturazione.
La concorrenza è sempre più feroce: quando Netflix aveva di fatto inventato lo streaming nessun altro ci credeva veramente (il che ha permesso per anni all'azienda di Los Gatos di avere a disposizione un catalogo sconfinato che nessuno pensava di potere monetizzare online) ma oggi tutti vogliono una fetta della torta.
Il problema è che questa torta non è infinita: il pubblico potenziale può crescere a livello geografico non certo dal punto di vista dell'età, perché le nuove generazioni preferiscono YouTube, TikTok o i videogiochi alle serie tv in streaming (per di più a pagamento).
Solo dubbi dal trimestre di Walt Disney.
Streaming è già saturo?
Intanto nel secondo trimestre dell'anno fiscale 2022 (chiuso lo scorso 2 aprile), Disney ha segnato profitti da attività ricorrenti praticamente dimezzati da 912 milioni di dollari, pari a 50 centesimi per azione, a 470 milioni, e 26 centesimi. L'eps rettificato è invece rimbalzato del 37% annuo a 1,08 dollari, ampiamente sotto però agli 1,19 dollari del consensus di FactSet.
I ricavi sono cresciuti del 23% annuo a 19,25 miliardi, sotto però ai 20,03 miliardi del consensus di Refinitiv. In realtà, oltre tutto, neppure i dati dello streaming possono essere considerati un trionfo per Disney. La piattaforma Hulu ha infatti conquistato solo 300.000 nuovi abbonati, contro il milione stimato dagli analisti, e lo sport di Espn+ ha catturato 1,0 milioni di utenze, contro gli 1,4 milioni del consensus.
Fonte: FTA Online