Vivendi, il gruppo francese che detiene il 24% di Tim, si appresta a contestare in tribunale la vendita della rete di Tim a Kkr. Il ricorso da parte dei legali di Vivendi dovrebbe essere presentato a giorni, con l'obiettivo di bloccare la vendita dell'infrastruttura, che era stata approvata dal consiglio di Tim lo scorso 5 novembre. Vivendi contesta il valore dell'operazione, ritenendo che l'offerta da parte di Kkr, 18.8 miliardi più 3 miliardi di bonus legati al raggiungimento di certe condizioni, sia inferiore al valore reale dell'infrastruttura.
Durante le trattative, Vivendi aveva chiesto che la vendita fosse sottoposta al voto dell'assemblea, ma il consiglio di amministrazione di Tim ha deciso di procedere con la vendita al consorzio guidato da Kkr, che include anche il Ministero dell'Economia e il Fondo infrastrutturale italiano F2i. Quest'ultimo è destinato a rilevare fino al 20% della rete, mentre F2i è candidato a comprarne il 10%. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha sottolineato l'importanza della partecipazione pubblica in questa operazione per evitare la perdita di controllo strategico della rete e per proteggere i lavoratori coinvolti.
Vivendi valuta scissione in più società
Intanto Vivendi, sta valutando la possibilità di suddividere il suo ampio impero in più società separate per sfruttare al meglio le potenzialità di ciascuna unità. Questa mossa viene contemplata dopo la quotazione in borsa di Universal Music Group due anni fa, che secondo la società ha portato a una riduzione della sua valutazione complessiva e ha limitato le opportunità di crescita per le sue controllate. Questa riorganizzazione potrebbe comprendere tre divisioni separate: Canal+ per la produzione cinematografica e televisiva, Havas per la pubblicità e la comunicazione, e Lagardère per l'editoria. Le tre società menzionate stanno attualmente registrando una forte crescita in un contesto internazionale ricco di opportunità di investimento. Il consiglio di gestione di Vivendi, ha proposto al consiglio di sorveglianza di esplorare la fattibilità di un progetto di scissione dell'azienda. Il consiglio di sorveglianza ha approvato l'idea, che prevede la creazione di diverse entità, ciascuna delle quali sarebbe quotata in borsa e strutturata di conseguenza.
Tim in borsa
Nel frattempo, in Borsa, il prezzo delle azioni di Tim è rimasto stabile, segno della cautela degli operatori di mercato. Nonostante l'operazione sia ben gestita dal CEO di Tim, Pietro Labriola, ci sono ancora diversi nodi da sciogliere, il principale dei quali è rappresentato da Vivendi. Il gruppo francese si trova a dover difendere il proprio investimento, che finora ha generato 3 miliardi di perdite su 4 miliardi impegnati.
L'operazione di vendita sulla rete continua
Il consiglio di Tim sta valutando una richiesta di proroga da parte di Kkr per la presentazione dell'offerta vincolante su Sparkle, la società dei cavi internazionali, che dovrebbe finire sotto il controllo diretto del Ministero dell'Economia. È ancora necessario trovare un accordo sulla valutazione. Il consiglio di Tim sta anche avviando la procedura per la presentazione della lista per il prossimo consiglio di amministrazione, che dovrà essere rinnovato in primavera con l'approvazione del bilancio 2022. L'attuale amministratore delegato, Pietro Labriola, si è detto disponibile a un secondo mandato, se gli azionisti lo desidereranno. Il presidente, Salvatore Rossi, ha invece annunciato di non voler rinnovare il suo mandato e si aprirà quindi la corsa per la sua successione. Tra i nomi circolanti ci sono quelli di Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cdp e consigliere di Tim, e di Emma Marcegaglia, a capo dell'acciaieria di famiglia.
(Redazione)