PIL atteso in accelerazione
Economisti e operatori dei mercati obbligazionari in fremente attesa degli appuntamenti in programma negli ultimi due giorni di questa settimana. Domani saranno infatti pubblicati i dati relativi alla prima stima (la cosiddetta "advance") del PIL americano del secondo trimestre.
A discapito del fatto che si tratta di un dato preliminare e come tale suscettibile di successive revisioni (come normalmente accade), é quello che cattura maggiormente l'attenzione in quanto fornisce utili indicazioni sul trend della congiuntura.
Cosa attendersi quindi dalla metrica che rappresenta la forza dell'economia a stelle e strisce? Dopo il +1,4% del primo trimestre (rispetto al precedente e in forma annualizzata) il consensus punta su un'accelerazione a +2,0% e sul rallentamento dell'inflazione a +2,6% da +3,1% per l'indice totale (+2,7% da +3,7% per il PCE).
La Fed contro l'inflazione
Lo scenario si presenta quindi favorevole all'avvio della fase accomodante da parte della Federal Reserve.
Ma nonostante l'importanza del PIL non è l'indicatore che determinerà le scelte della banca centrale americana. La fase restrittiva è stata infatti avviata a inizio 2022 per contrastare l'inflazione ed é pertanto quest'ultima la variabile determinante per stabilire il timing dell'inversione.
E veniamo quindi al secondo dato, probabilmente ancor più importante del primo, in uscita a breve.
Venerdì sarà infatti pubblicato l'indice PCE che sta per Personal Consumption Expenditures, spese per consumi personali. Si tratta di un indice dei prezzi al consumo che differisce dal CPI (il dato "classico" dell'inflazione) per la maggiore corrispondenza ai consumi effetti degli individui del suo paniere.
L'importanza del PCE
Il PCE e la sua versione "core", dopo la rapida discesa del 2023, per buona parte del primo semestre sono rimasti pressoché invariati e sopra l'obiettivo di lungo termine della Fed del 2%.
Queste dinamiche hanno scombussolato le previsioni di analisti ed economisti che, ritenendo che la discesa dell'inflazione sarebbe proseguita anche nel 2024, avevano fissato il primo taglio dei tassi a marzo. Le attese sulla sequenza di riduzioni sono state totalmente stravolte, giungendo a mettere in dubbio che nel 2024 sarebbero state effettuate mosse accomodanti.
I dati di maggio PCE e giugno CPI hanno evidenziato segnali di riattivazione della discesa e riportato ottimismo sul fronte tassi. Ora il primo taglio è previsto per la riunione Fed del 18 settembre, con buone probabilità di altri due entro fine anno. Il dato PCE annuo è atteso in live calo: se la stima fosse rispettata le chance di riduzione dei tassi verrebbero corroborate.