USA: Il mercato dei rendimenti è strettamente legato all'azionario

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 13/11/2023 18:30

USA: Il mercato dei rendimenti è strettamente legato all'azionario

A inizio novembre, gli operatori si chiedono se il rimbalzo del 6% di Wall Street in cinque sedute fosse dovuto a ricoperture forzate o fosse l'inizio di un nuovo mercato Toro. Formatisi nell'ottimismo di 14 anni di quasi ininterrotto rialzo, molti propendevano per la seconda ipotesi, nonostante i dubbi che cominciavano a emergere. Tuttavia, per comprendere la situazione, dobbiamo tornare indietro alla primavera scorsa, quando il rendimento del Treasury Usa toccò l'eccezionale superò il 3%, come se fosse in arrivo una recessione. 
 

Il Treasury smentisce il calo dei mercati, poi la FED che cambia tutto


A fine del 2022, le condizioni per una forte contrazione economica sembravano tutte presenti: inflazione in aumento, attività manifatturiera in calo, settore delle costruzioni in crisi, primi problemi nei piccoli istituti di credito e tassi d'interesse in continua ascesa. Ma a partire da aprile, il rendimento del Treasury iniziò a risalire e a fine luglio aveva superato il 4%, senza che la borsa ne fosse turbata. Questo quadro idilliaco iniziò a offuscarsi ad agosto, poiché la Fed non si piegò ai desideri dei mercati. Di conseguenza, iniziarono le vendite al ribasso sulle azioni, i fondi pensione tornarono a comprare titoli di stato e i rendimenti del decennale volarono al 5%. Le condizioni finanziarie peggiorarono e tornarono ai livelli di un anno fa. 
 

I primi segnali di inversione


I primi segni di un’inversione di tendenza si avvertirono dopo il 20 ottobre, quando un noto gestore di hedge fund annunciò di aver coperto le posizioni al ribasso sui bond. Il Treasury decennale perse quasi 50 punti di rendimento e Wall Street risalì del 6% in 5 giorni, seguita dalle borse europee e asiatiche. 

La situazione negli Stati Uniti è un po' più complicata: le cose vanno meglio che in Europa, ma non è chiaro se l'economia crescerà, stagnerà o finirà in recessione. Nonostante un Pil in sorprendente rialzo del 4,9% nel 3° trimestre, ci si chiede fino a quando i consumatori continueranno a spendere, con la fiducia in calo ai livelli di 10 anni fa. 

 


Inflazione, Banche Centrali e previsioni

 

Possiamo dire con certezza che, con un'inflazione scesa al 2,9% in Europa e al 3,7% negli Usa, l'epoca delle strette monetarie è conclusa e il dilemma è quando le banche centrali inizieranno a tagliare i tassi. In America, si prevede che il primo ribasso avverrà a giugno 2024. In Europa, il deterioramento delle condizioni economiche dovrebbe suggerire un taglio prima. 

Mark Haefele, capo investimenti di Ubs, pur non prevedendo una recessione, ritiene che il rendimento del Treasury decennale americano scenderà al 3,5% a giugno, un bel guadagno per chi possiede attualmente titoli di Stato. È molto probabile che la partita vincente per gli investitori si giocherà sui mercati obbligazionari.

 

(Redazione)

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