Secondo Unimpresa, l'Italia dovrà affrontare una spesa di circa 270 miliardi di euro per adeguare oltre 7,6 milioni di immobili alle nuove regole europee sulla sostenibilità energetica. Questo provvedimento, denominato Energy performance of buildings directive, impone che entro il 2050 tutti gli edifici in Europa siano a impatto ambientale zero. Tuttavia, Unimpresa critica l'approccio dell'Unione europea, sottolineando che paesi come l'Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo dovranno affrontare costi elevati rispetto ad altri. Si prevede che i governi abbiano due anni di tempo per implementare queste nuove normative, ma si auspica una maggiore determinazione politica nell'affrontare questa sfida economica.
Il patrimonio immobiliare italiano, composto per lo più da edifici costruiti prima della Seconda guerra mondiale, conta circa 12,5 milioni di unità. La maggior parte di questi immobili rientra nelle classi energetiche F e G, con 7,6 milioni di abitazioni che dovranno essere ristrutturate per conformarsi alle nuove direttive. L'obiettivo è ridurre i consumi energetici degli edifici del 16% entro il 2030 e del 22% entro il 2035, con una prospettiva di riqualificazione energetica completa entro il 2050.
La direttiva europea "case green" prevede che i nuovi edifici residenziali siano a emissioni zero dal 2030 e che il 55% della riduzione dei consumi energetici sia ottenuta attraverso la ristrutturazione degli immobili meno efficienti. Gli Stati membri dovranno definire piani nazionali per raggiungere questi obiettivi, con una spesa media stimata per ogni immobile di circa 35.000 euro, per un totale di 266,7 miliardi di euro nei prossimi 20 anni. La direttiva stabilisce anche esenzioni per certi tipi di edifici, come quelli storici o temporanei, ma non prevede sanzioni specifiche per chi non si conforma ai nuovi standard entro i tempi previsti.
Infine, sebbene al momento non siano previste sanzioni particolari per chi non rispetta le nuove regole, la perdita di valore degli immobili non conformi alle normative potrebbe essere una conseguenza naturale. Spetta quindi ai singoli governi decidere quali misure adottare per garantire il rispetto delle direttive sulla sostenibilità energetica degli edifici.
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