La rivoluzione green e la digitalizzazione, insieme a un aumento delle regole e alla burocratizzazione dei controlli, stanno creando difficoltà per il settore della moda e del tessile in Italia. Questi cambiamenti offrono opportunità alla concorrenza straniera, che può produrre copie dei nostri prodotti, danneggiando le nostre ricerche qualitative ed estetiche. Paesi come Cina, India, Indonesia e Vietnam approfittano di queste situazioni, mentre l'Italia fatica a condividere valori come l'equità sociale e la giusta remunerazione del lavoro. Unimpresa sottolinea che la transizione verde è diventata uno strumento nelle mani delle multinazionali, gravando sulle microproduzioni con costi insostenibili.
Per proteggere le produzioni italiane, Unimpresa suggerisce di adottare politiche mirate nei confronti di paesi come Cina, India e Turchia e di rispettare gli impegni di sostegno verso economie emergenti. È fondamentale che l'Italia si interroghi sulla possibilità di imporre un cambio culturale nei confronti di queste nazioni, in particolare riguardo ai diritti d'autore, brevetti e contraffazione, che sono diventati strumenti di protezione per la nostra produzione.
Il 6 agosto, Unimpresa ha partecipato a un incontro presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con la presenza di importanti figure istituzionali. Durante la riunione, è emerso che le aziende stanno affrontando difficoltà nel ripagare i prestiti post Covid, con una mancanza di liquidità che sta compromettendo le relazioni imprenditoriali e l'occupazione. Molti distretti tessili ricorrono ancora alla cassa integrazione, segno di una situazione critica.
La presidente di Unimpresa Moda, Margherita de Cles, ha evidenziato la preoccupazione per la situazione attuale, sottolineando che il mercato ha piegato contro il settore sociale e le politiche del lavoro. Ha chiesto un riconoscimento e un salvataggio delle specificità del settore, inclusi gli artigiani e i giovani creativi. De Cles ha messo in discussione l'utilità delle nuove regole e controlli, suggerendo che il Made in Italy meriti una semplificazione per liberare le forze imprenditoriali da adempimenti burocratici eccessivi.
Infine, il Ministero delle Imprese dovrebbe concentrarsi sulla valorizzazione delle eccellenze italiane, promuovendo un processo di svincolo e liberalizzazione che possa favorire la crescita delle piccole e grandi imprese nel settore.
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