Il rapporto mensile dell'associazione evidenzia che l'aumento del costo del denaro ha portato a un credit crunch, con la clientela costretta a prelevare riserve per far fronte alla minor liquidità e all'inflazione in crescita. Le riserve sono scese sotto i 2.000 miliardi di euro, con forti critiche alla politica monetaria della Banca centrale europea nonostante il recente taglio dei tassi d'interesse.
Il rallentamento dei finanziamenti bancari nell'ultimo anno, a causa dell'aumento dei tassi d'interesse, ha visto un calo complessivo degli impieghi alle imprese e alle famiglie, con entrambi costretti a attingere alle proprie riserve per far fronte alle spese quotidiane e all'inflazione. I prestiti a breve termine alle aziende sono aumentati leggermente, mentre quelli a medio e lungo termine hanno registrato una diminuzione significativa.
Nel complesso, i prestiti alle aziende sono diminuiti, con una contrazione sia nel breve che nel lungo termine. Per quanto riguarda le famiglie, i prestiti sono diminuiti, con un calo nei mutui e nei prestiti personali. La raccolta bancaria ha visto una diminuzione dei depositi e conti correnti, con una riduzione delle riserve delle famiglie e delle imprese familiari.
Il comportamento delle banche, che hanno privilegiato l'accumulo di riserve a discapito del sostegno all'economia reale, è stato criticato insieme alla politica monetaria della Bce. L'aumento dei tassi d'interesse ha reso più difficile ottenere credito per investimenti e spese essenziali, mentre il taglio successivo dei tassi è stato considerato insufficiente per invertire i danni già inflitti.
Il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, ha sottolineato la mancanza di visione strategica della Bce e il suo impatto negativo sull'economia reale, affermando che le decisioni reattive anziché proattive hanno contribuito a danneggiare la fiducia nel sistema bancario e ad aumentare l'incertezza nel mercato.
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